Il premier Matteo Renzi in questi giorni evita di parlarne, ma è la questione della riforma Pensioni uno dei temi che più sta agitando il confronto politico. Un nuovo scontro si è registrato tra il presidente dell'Inps Tito Boeri e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, mentre i sindacati uniti sono pronti a scendere in piazza ad aprile e la minoranza del Partito democratico continua a sollecitare al premier un cambio di rotta sulla flessibilità in uscita per i prepensionamenti e per trovare una soluzione a diverse questioni aperte nel quadro del sistema previdenziale: dai lavoratori precoci che reclamano la soluzione Quota 41 di anzianità contributiva per poter andare in pensione, alle lavoratrici che non perdono la speranza per la proroga dell'Opzione donna fino al 2018.
Previdenza, flessibilità e lavoro: nuovo intervento di Cesare Damiano (Pd)
Ricordando oggi che l'esecutivo è al giro di boa, praticamente negli ultimi anni di legislatura se non si dovessero aprire crisi di governo, il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, insiste sulle modifiche alla legge Monti-Fornero per l'introduzione di nuovi elementi di flessibilità per l'uscita anticipata dal lavoro dei 62enni. "Le prossime scadenze, a partire dalla legge di Stabilità, debbono consentirci - ha spiegato il parlamentare della minoranza dem - di fare il tagliando e di centrare nel migliore dei modi - ha sottolineato - l'obiettivo fondamentale. Cioè - ha spiegato Damiano - dare un lavoro stabile e di qualità ai giovani e mettere in cantiere le premesse per non avere - ha aggiunto il deputato di 'Sinistra è cambiamento' - future generazioni di pensionati poveri".
Il parlamentare della minoranza dem chiede a Renzi di "centrare l'obiettivo"
Criticando quello che definisce "tappo generazionale creato dalla legge Fornero" che blocca l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, Damiano parla della flessibilizzazione dell'uscita del lavoro come di una necessità finalizzata anche a dare risposte a migliaia di ultrasessantenni rimasti disoccupati e con difficilissime possibilità di reinserimento nel mondo lavorativo e per giunta senza ammortizzatori sociali.
"Un futuro di fabbriche con lavoratori quasi settantenni che mantengono a casa disoccupati i propri figli e nipoti - ha sottolineato in una nota il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio sollecitando interventi all'esecutivo - non è una prospettiva degna di una politica riformista".