Le ultime notizie sulle pensioni, ci rivelano che la Lega Nord torna a far sentire alta la sua voce sul capitolo Pensioni. Questa volta non lo fa con il suo leader massimo Matteo Salvini, ma con un altro “pezzo da novanta” del suo movimento: il segretario della commissione lavoro della Camera, l'onorevole Roberto Simonetti, il cui presidente è il pieddino Cesare Damiano. Il presidente Damiano è il primo firmatario del disegno di legge 857, che proprio la commissione lavoro ha adottato come testo base da proporre poi al parlamento per l'approvazione.
Per Simonetti il costo della flessibilità unito alla quota 41, ammonterebbe a 3 miliardi annui
La commissione lavoro ha iniziato l'esame delle proposte di legge sulla flessibilità in uscita ed ha preso come testo base per la discussione, afferma Simonetti, il disegno di legge presentato dal partito democratico già nel 2013, il cui primo firmatario è proprio Cesare Damiano insieme a a Pierpaolo Baretta, sottosegretario all'economia e finanze e Maria Luisa Gnecchi, della medesima commissione lavoro. Proposta che, a detta dell'onorevole Simonetti, ha più probabilità di essere approvata dal parlamento, L'esponente della Lega, annuncia che la commissione lavoro sta analizzando i dati forniti dall'Inps circa l'incidenza dei costi sulle casse dello Stato in caso di approvazione del ddl 857.
Dalle proiezioni fatte, emerge che il costo annuo del ddl, se approvato così come formulato comprensivo della flessibilità in uscita e della quota 41 favorevole al pensionamento dei lavoratori cosiddetti “precoci”, sarebbe di circa 3 miliardi, nettamente inferiore al bonus di 80 euro concesso da Renzi ad alcune categorie di lavoratori.
Renzi risolverà la questione pensionistica o andrà a casa prima?
Simonetti sostiene che il governo dovrà reperire le risorse per far fronte ai costi della flessibilità e della quota 41 dal taglio delle tasse e dai risparmi derivanti da una seria e veritiera spending review, con lo smascherare i falsi invalidi, non sulla pelle dei lavoratori con la decurtazione delle pensioni.
Il deputato leghista a questo punto azzarda un pronostico: o Renzi “va a casa” dopo il referendum costituzionale del prossimo autunno o tirerà fuori il coniglio dal cappello pensionistico in prossimità delle elezioni politiche del 2018, come mancia da fare ai lavoratori vicini alla pensione e ai lavoratori precoci. Renzi, afferma da ultimo Simonetti, è uomo di parola o si dimetterà dopo il referendum o rottamerà la legge Fornero con una nuova legge pensionistica. Seguiteci, vi terremo come sempre aggiornati