Le aspettative sulla riforma delle Pensioni per l'anno 2016 sono molto alte. Nel piatto della flessibilità in uscita dei lavoratori, soprattutto per i contribuenti maggiormente penalizzati dalla riforma Fornero, ovvero esodati e lavoratori precoci, il Governo Renzi si gioca la possibilità di poter riparare all'inasprimento dei requisiti di etàe contributivi degli ultimi anni. Nel 2016, per poter andare in pensione di vecchiaia occorrono 66 anni e sette mesi che, tra tre anni, continueranno ad aumentare in ragione della maggiore speranza di vita, arrivando a fissare l'età minima a settant'anni nel 2049.

Tre le ipotesi di pensione anticipata sulle quali si faranno calcoli e simulazioni per arrivare ad una proposta concreta da discutere nella legge di Stabilità 2017.

Prestito pensionistico: in pensione prima con 700 euro al mese

La prima ipotesi è quella del prestito pensionistico, cioè di di un anticipo da restituire, poi, a rate. Il contribuente, a due o tre anni dal raggiungimento dei requisiti necessari per la pensione di vecchiaia potrebbe richiedere un anticipo dell'assegno pensionistico (circa 700 euro nelle ipotesi fatte) da restituire ratealmente nel momento in cui decorra la pensione piena. La novità del giorno è che il Governo potrebbe coinvolgere banche ed assicurazioni che agirebbero come soggetti attivi del prestito ricevendo dallo Stato il pagamento degli interessi.

Al momento, però, la proposta ha subito una decisa frenata da Palazzo Chigi.

Pensione anticipata con proposte Boeri-Damiano: taglio massimo del 9%

Allo studio anche le ipotesi di flessibilità in uscita del Presidente dell'Inps, Tito Boeri e quella di Cesare Damiano: entrambe prevedono la pensione anticipata fino a 4 anni rispetto a quella di vecchiaia con una penalizzazione variabile tra il 2 ed il 3 per cento per ciascun anno di anticipo.

Su queste proposte, fa sapere il Corriere della Sera di oggi, Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha smorzato gli entusiasmi parlando una spesa troppo elevata che varierebbe tra i 5 ed i 7 miliardi annui.

Opzione donna: quanto converrebbe estenderla agli uomini?

Infine c'è l'ipotesi di estendere l'opzione donna anche agli uomini: si tratterebbe di andare in pensione anticipata a poco più di 57 anni avendo maturato almeno 35 anni di versamenti contributivi.

Ma, come per l'attuale opzione donna, il contribuente si vedrebbe ricalcolare ilmensile della pensionetotalmentecon il meccanismocontributivo con un conseguente taglio che si aggirerebbe tra il 25 ed il 30 per cento. Le possibilità che l'opzione donna generalizzata possa essere una soluzione concreta sono scarse: nonostante il pesante sacrificio dei contribuenti e, dunque, la copertura a carico dei pensionati, la spesa pensionistica dello Stato salirebbe per effetto del maggior numero di pensionati.