Mentre ci avviciniamo alla terza edizione del concorso nazionale per l’ingresso alle scuole di Specializzazione di Medicina, moltissimi candidati memori delle passate edizioni e delle problematiche ad esso connesse non possono esimersi da qualche riflessione sul numero di borse disponibili, come noto, ancora troppo scarso. In molti si fa così strada l’idea che sta divenendo in realtà una prassi sempre più consolidata: specializzarsi all’estero. Meta prediletta della formazione internazionale quella che sta subito al di là delle Alpi e che, oltre ad offrire formazione senza interruzioni, garantisce ai giovani specializzandi un trattamento tale da non rimpiangere affatto la madrepatria.

Specializzarsi all’estero: Svizzera, oasi d’oltralpe

Forse sono ben pochi a saperlo ma la Svizzera è considerata da molti una vera e propria oasi della Ricerca e della Formazione post-universitaria. Ad un passo dal nostro paese il cui Sistema Sanitario si mantiene grazie ad un arcano prodigio, esistono circostanze che rendono realmente appetibile la possibilità di specializzarsi all’estero. Qui non si parla soltanto del numero di posti che malgrado la recente stabilizzazioni continua ad essere fortemente inadeguato, ma anche di condizioni lavorative e formative che collocano un piccolo paese come la Svizzera almeno una spanna sopra al nostro. Sono fondamentalmente due le componenti che alimentano sempre più la fuga di giovani medici specializzandi nella repubblica elvetica: trattamenti economici e continuità della formazione.

Formazione continua e stipendi triplicati

La recente stabilizzazione di 6.000 borse infatti si è rivelata una misura necessaria seppur insufficiente, cui si aggiunge la beffa di 400 borse di specializzazioni “perse” per l’anno accademico in corso, come denunciato dal Coordinamento Mondo Medico, che dovrebbero andare a completamento con quelle messe a bando nel prossimo concorso a completamento delle 6.000 stabilizzate dal Ministero.

Ma già nel 2015 erano comprese un imprecisato numero di borse derivanti dal precedente concorsone: che fine hanno fatto? In virtù di una trasparenza tanto sbandierata e quasi mai messa in atto il CMM sta già predisponendo una nuova petizione. Tuttavia, al di là della continuità della formazione, c’è un altro punto che i novelli specializzandi dovrebbero considerare: il trattamento economico e non.

Sì perché in Svizzera gli stipendi rispetto all’Italia risultano triplicati, viene offerto uno scatto salariale subito dopo il primo anno e la formazione stessa può vantare una qualità che ben poco ha da invidiare al belpaese. In Svizzera infatti gli anni di formazione sono basati molto più sulla pratica che non sulla teoria e prevedono un sistema meritocratico per cui il contratto di specializzazione si rinnova annualmente solo se lo specializzando ha raggiunto tutti i criteri necessari (come ore di straordinari, ferie e copertura assicurativa) per essere promosso all’anno successivo. Un’alternativa da tenere in seria considerazione per cui rimandiamo gli interessati al sito http://www.fmh.ch/.