Con il prossimo mese sarà in azione la nuova Agenzia per le Politiche attive del Lavoro, l’ANPAL. Detta così la notizia può lasciare indifferenti, ma la sola nascita di questo organismo causerà un vero terremoto per il lavoro e per i suoi ammortizzatori sociali. Il più importante di questi, la Naspi, il sussidio di disoccupazione che è in vigore dal maggio 2015, cambierà radicalmente aspetto e da mero sussidio a chi perde il lavoro, diventerà uno strumento utile al ricollocamento lavorativo, questo almeno quanto sperano i legislatori. Adesso però, i lavoratori che perdono il lavoro e che possono ricevere il sussidio per disoccupati, la Naspi, dovranno sottostare a regole più rigide per beneficiarne ed ad un sostanzioso aumento di adempimenti per presentare la domanda.

Domanda di disoccupazione, cosa cambia

Fino ad oggi, un lavoratore che involontariamente perde il lavoro, cioè che viene licenziato, che vede terminare il suo contratto o che si dimette, poteva presentare la domanda di disoccupazione all’INPS, allegando il proprio documento di riconoscimento e il C1 e C2 storico, il certificato di iscrizione al Collocamento. Con la nascita dell’ANPAL, il disoccupato dovrà iscriversi all’Agenzia e solo così potrà ricevere la Naspi. In definitiva, il disoccupato deve recarsi al proprio Ufficio di Collocamento, iscriversi in quella sede all’ANPAL e firmare il conseguente patto di servizio. Infatti, è stabilito che dopo l’iscrizione all’ANPAL, il Centro per l’Impiego convochi entro 60 giorni il lavoratore per un colloquio e per sottoscrivere l’adesione a partecipare a corsi di formazione, lavori di pubblica utilità o vere e proprie offerte di un lavoro che dovrebbero essere il più congruo possibile.

Naspi collegata all’impegno con il Centro per l’Impiego

Il disoccupato che si è iscritto regolarmente appena perso il lavoro, avrà due settimane di tempo per presentarsi all’Ufficio di Collocamento non appena quest’ultimo lo convocherà per il patto di servizio. La mancata presentazione all’incontro, nelle due settimane di tempo concesse, porta il disoccupato ad avere revocato il sussidio.

Stesso discorso quando il meccanismo andrà a regime, cioè quando, una volta sottoscritto il patto di servizio, il Centro per l’Impiego manderà coloro che percepiscono la Naspi a fare corsi di formazione o proporrà loro un lavoro in linea con il profilo lavorativo del disoccupato e ad una distanza equa dal posto di residenza.

Il rifiuto delle proposte di ricollocazione o la mancata frequenza ai corsi di formazione possono consentire all’ANPAL di chiedere all’INPS la riduzione della Naspi o addirittura la revoca della stessa.

Voucher da spendere per formazione e ricollocazione

L’ANPAL monitorerà l’applicazione del disoccupato alle iniziative per lui messe in piedi affiancando allo stesso un tutor che rappresenterà il Centro per l’Impiego. Infatti, per i percettori della Naspi è stato creato un nuovo incentivo, l’assegno di ricollocamento. Questo voucher di importo medio di 1.500 euro ma che può salire anche a 4.000, non sono soldi che finiscono in tasca ai disoccupati, ma sono buoni da spendere al Centro per l’Impiego proprio per finanziare le iniziative di ricollocazione lavorativa dei disoccupati.

Questo nuovo strumento, previsto come l’ANPAL dal Jobs Act di Renzi, vuole essere un incentivo ai centri di collocamento per spronarli a trovare nuova occupazione o a riqualificare dal punto di vista lavorativo i disoccupati. Ogni soggetto sotto Naspi quindi potrà spendere il voucher di importo variabile in base alle caratteristiche del lavoro da trovare per il disoccupato. Il Centro per l’Impiego incasserà subito solo il 25% del valore del buono, salvo poi incassarne la restante parte solo ad avvenuta ricollocazione del disoccupato.