Le ultime notizie al 4 maggio sull'opzione donna giungono dall'intervento di Emiliana Alessandrucciospite ieri sera al programmadi Floris,DiMartedì. La presidente Colap parlando del regime sperimentale Maroni 243/2004ha ribadito di essere assolutamente favorevole. La misura nota come opzione donna si autofinanzia, aggiunge, ed andrebbe dunque concessa. Non capisco ha detto quasi indignata "perché ci si ostini a non concederla". L'opzione donna, precisa,si paga da sola in quanto l'assegno è calcolato interamente con il contributivo. Per quanto concerne le lavoratrici, aggiunge, non bisognerebbe nemmeno parlare di pensione anticipata, bisognerebbe, invece, dare valore al lavoro che esse svolgono quotidianamente sostituendosi ad un welfare precario.

Eccovi le sue considerazioni che certamente avranno reso contente le donne iscritte al gruppo facebook 'opzione donna proroga al 2018' e 'opzione donna ultimo trimestre 57-58' che da tempo lottano affinché venga loro concessa questa 'libertà di scelta'.

Su opzione donna, Alessandrucci: assurdo non concederla!

Emiliana Alessandrucci ospite suLa7insieme all'economista Giuliano Cazzola e al direttore di Libero BelPietro è tornata a parlare di pensioni ed in particolare ha voluto concedere spazio alle donne, a suo avviso, le più penalizzate dall'attuale sistema pensionistico. Cazzola concorda con la Presidente Colap, le lavoratrici sono maggiormente penalizzate perché generalmente, avendo carriere discontinue, vanno in pensione di anzianità.

Per Alessandrucci il nostro Paese dovrebbe ripensare ad un welfare che pesa eccessivamente sulle donne e concedere loro quantomeno contributi figurativi che coprano l’assenza da lavoro nei periodi di cura. L'opzione donna, precisa, si paga da sola, non capisco perché ci si ostini, aggiunge'piccata',a non concederla e dunque a non voler mandare in pensione le donne e a penalizzarle ancora.

Che sia necessario fare qualcosa per le donne loribadisce, in un video mostrato in studio,anche l'onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd) . Le lavoratrici sono troppo penalizzate, hanno stipendi e dunque pensioni nettamente inferiori rispetto agli uomini, vanno incontro a tante interruzioni di carriera.

Sarebbe corretto quantomeno pensare a misure che possano in parte tutelarle da questa differenza di ruoli, ancora troppo marcata nel nostro Paese. Effettivamente una delle domande che si fanno le lavoratrici è perché il Governo si ostina a non concedere loro questa libera scelta che poco o nulla peserebbe sulle casse dello Stato?