Il Governo è al lavoro sull'anticipo pensionistico, che si chiamerà APE: lo afferma il Premier Matteo Renzi intervenendo durante latrasmissione televisiva Porta a Porta nella serata di ieri. I tecnici sono allo studio di "un meccanismo credibile, sapendo che ci sono i vincoli di Bruxelles" pertanto sulle leggi è necessario agire con cautela. Nella pratica, ai lavoratori che decideranno di anticipare l'uscita dal lavoro sarà comunque richiesto di "rinunciare ad una piccola percentuale l'anno", che sarebbe in via di definizione attorno aduna forchetta individuata tra l'1% ed il 3%.
Per i pensionandi che vivono una situazione di disagio questa misura sarà vicina all'1%, mentre per chi ha una situazione diversa "magari può arrivare anche al 4%". Per quanto riguarda invece il dialogo con le parti sociali, il Presidente del Consiglio spiega di essere disponibile ad incontrare immediatamente le principali sigle sindacali, per spiegare in che modo potrà funzionarela proposta legata al prestito pensionistico.
Pensioni e flessibilità in uscita: nel Paese ci sono autentiche vergogne
Stante la situazione, Renzi ha spiegato che gran parte dei problemi che si riscontrano nella previdenza italiana sono da attribuire ai retaggi distorsivi del passato, definiti come "autentiche vergogne".
Il Premier ha citato come esempio le baby Pensioni degli anni '80, mentre il meccanismo con cui si è scelto di irrigidire i criteri di quiescenza negli anni successivi "ha portato una fascia di pensionati, nati tra il '51 ed il 1955 ad aspettare i 66 anni". Questo di fatto ha creato un sistema nel quale i nuovi lavoratori sono risultati penalizzati rispetto a quelli precedenti, esasperando gli animi: "magari molti sono contenti di lavorare, ma c'è anche gente a cui girano le scatole".
Per cercare di riequilibrare il sistema, si sta cercando quindi di offrire una possibilità di pensionamento flessibile con un anticipo di 3 anni, che aprirebbe quindi un'opzione di uscita dal lavoro a partire dai 63 anni di età.
Riforma pensioni e flessibilità: superatele 20000 firme per la petizione sulla quota 97 e sull'uscita con 41 anni di versamenti
Nel frattempo la discussione sulle pensioni flessibili sembra tutt'altro che destinata a chiudersi nel breve tempo. La petizione per la modifica della manovra Fornero sulla base della proposta di legge 857 del 2013 (che prevede il pensionamento anticipato con la quota 97 e l'uscita dal lavoro con 41 anni di versamenti) ha superato la soglia delle 20mila adesioni e si appresta a raggiungere le 25mila firme. Dalla Commissione lavoro si insiste sulla bozza di legge già depositata, mentre arriva un chiaro no all'idea di un prestito pensionistico mediato dal settore bancario e creditizio.
"Non vogliamo un prestito, ma un anticipo dell'assegno previdenziale erogato dall'Inps" ricorda il Presidente Cesare Damiano, evidenziandoanche la necessità di un intervento slegato dalle penalizzazioni in favore dei lavoratori precoci.
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