Il governo Renzi e il PD stanno vivendo una crisi di identità dopo la sconfitta alle elezioni comunali, maturata a seguito di una serie di riforme che il paese ha vissuto come imposizioni: la contestatissima riforma della Scuola e il caos del concorso a cattedra 2016, la riforma mancata delle pensioni e il fallimento del Jobs Act hanno probabilmente contribuito alla disfatta elettorale. Nel frattempo, il ‘partito della nazione’ sembra indeciso su quale strada percorrere anche in vista del referendum di ottobre: secondo molti osservatori, infatti, una partita importante si giocherà proprio nel mondo della scuola, il cui consenso o dissenso peserà moltissimo nella campagna referendaria.

Le ultime dichiarazioni della Giannini non sembrano però aprire al dialogo: il governo, almeno sul fronte della scuola, sembra deciso a continuare sulla propria strada.

La Giannini su riforma e concorso scuola 2016

Il ministro Giannini è intervenuto nella giornata di ieri 22 giugno alla trasmissione UnoMattina, dove ha deciso di tessere le lodi dell’operato del suo governo in ambito scolastico, non rilasciando dichiarazioni in vista di un’apertura e di un confronto sui decreti attuativi della legge n. 107 del 2015: il governo Renzi sembra aver deciso per il ‘pugno di ferro’, cercando di mostrare i risultati che ha portato a casa con la riforma e il concorso. La Giannini si dice contenta dell’operato del suo ministero, soprattutto perché starebbe rispettando i tempi che si era prefissato e starebbe dando finalmente continuità ai cambiamenti decisivi apportati al mondo della scuola: fondamentale è l’avvio dell’alternanza scuola-lavoro, ad esempio, e ancora di più l’avere rispettato la tempistica del concorso scuola 2016.

Su quest’ultimo punto sono piovute le critiche dei candidati che continuano a sottolineare come non siano state ancora nominate molte commissioni e come non vi sia alcuna certezza che il tutto possa finire realmente per il mese di luglio per le assunzioni di settembre.

I decreti attuativi della riforma della scuola

Il ministro Giannini, a parte il concorso scuola 2016, ha deciso di non citare, durante l’intervista tutti i punti più controversi della riforma della scuola: nessun riferimento, ad esempio, al nodo della chiamata diretta e neppure su quello che porterà alla fine della titolarità di sede.

Insomma, le questioni più controverse non sono state citate né, dunque, c’è stata alcuna apertura: la sensazione è che il governo Renzi abbia deciso di proseguire sulla sua strada senza ripensamenti. La linea sembra essere quella della ‘radicalità’: nonostante il dissenso dimostrato alle elezioni comunali, il ‘pugno di ferro’, cioè il decisionismo che sembra contrassegnare l’idea di politica di Matteo Renzi, sembra essere la scelta del PD e dell’esecutivo. Per aggiornamenti, cliccate su ‘Segui’ in alto sopra l’articolo.