Tra le proposte finalizzate ad una riforma delle Pensioni al momento al vaglio del Governo, pare che l’unica soluzione possibile per una maggiore flessibilità in uscita sia quella di introdurre una proposta che accolga in parte quella presentata da Cesare Damiano, che prevede un sistema di penalità e di premialità tra i 62 edi 70 anni, il nuovo sistema di anticipo pensionistico (cosiddetto APE), ed in parte il fondo di solidarietà.

In seguito all’incontro previsto per il 14 giugno, che vede da un lato le tre principali sigle sindacali (CISL, CGIL, UIL) e dall’altroi rappresentanti del Governo tra cui il ministro del lavoro Poletti, è molto probabile che si raggiunga un accordo volto ad unificare le due proposte sopra richiamate ed arrivare ad una riforma entro il prossimo anno in modo da consentire l’accesso alla pensione a coloro che sono stati penalizzati dalla Riforma Fornero.

Riforma Pensioni 2016/2017: le proposte del Governo e dei Sindacati

Allo stato attuale, Governo e Sindacati propongono ipotesi differenti in tema di flessibilità in uscita. In breve, ecco le diverse soluzioni in esame.

  • Fondo di solidarietà Non sarebbe questa la prima volta in cui si discute di fondi di solidarietà, infatti in passato questo strumento è stato adottato nel settore bancario per facilitare l’inserimento nel fondo esuberi di circa 300mila persone, con cinque anni di anticipo.
  • Lavoratori precoci e Quota 41. Quanto invece ai lavoratori precoci che hanno richiesto la Quata 41, pare che verrà eliminato il riferimento all’aspettativa di vita in modo tale da garantire alla categoria dei precoci di poter accedere alla pensione con 40/41 anni di contribute versati.
  • Anticipo PEnsionistico (APE), part time agevolato e fondo esuberi

Queste tre proposte possono essere prese in considerazione per una riforma del sistema pensionistico con costi davvero minimi per lo Stato.

Diversamente la proposta di Cesare Damiano consiste nella possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro fino a 62 anni di età a condizione che ci siano 35 anni di contributi accettando però un taglio dell'8%; oppure, se si decide di allontanare l'uscita dal lavoro, la pensione crescerebbe fino all'8% se si accetta di andare in pensione a 70 anni. Questa soluzione comporterebbe costi iniziali per lo Stato.