Continua senza soluzione di continuità il caos che circonda i lavoratori del Pubblico Impiego, con tutte le problematiche che li accompagnano, in merito alla riforma Madia e al rinnovo del contratto. Soprattutto la seconda questione diventa giorno dopo giorno sempre più preoccupante, perché ormai è passato un anno dalla sentenza della Corte Costituzionale che sancì l’obbligo di sbloccare i contratti fermi dai tempi del Governo Monti e della Legge Fornero. Trattative vere e proprie non ce ne sono ancora state, anzi, gli scenari futuri sembrano andare verso una situazione ancora peggiore per questi lavoratori, e l’ANIEF, importante sigla sindacale, ha lanciato l'allarme.

Contratti fermi e deflazione minacciano di portare indietro gli stipendi

Sembra assurdo, ma le proiezioni per quanto concerne le retribuzioni dei dipendenti statali fanno pensare che, invece di aumentare in seguito alla sentenza della Consulta, rischiano di ridursi per via della deflazione. Abbiamo dato dell’assurdo a questa eventualità, ma la notizia viene dall’ANIEF ed è confermata dall’ISTAT e dalle sue statistiche sui consumi e sull’andamento dell’inflazione. Per il sindacato non è più sostenibile questa situazione, perché il contratto non è stato ancora sbloccato, né tantomeno è stata avviata una trattativa.

Le cifre stanziate in Legge di Stabilità e da dividere per 3 milioni di dipendenti, nella migliore delle ipotesi e senza distinguere in alcun modo la platea dei dipendenti, perché tutti vittime della Fornero, sono irrisorie.

Pochi euro in più al mese, a fronte delle centinaia di euro perdute in oltre 7 anni di blocco, non possono essere accettate e non possono essere ritenute eque né dai lavoratori, e neanche da chi è tenuto a rispettare una pronuncia della Corte Costituzionale. Secondo l’ISTAT, i consumi nel secondo trimestre 2016 sono in crescita, e seguono la crescita zero del primo trimestre.

Significa che l’inflazione non aumenta e che, di conseguenza, il potere di acquisto degli italiani migliora. Per i lavoratori statali invece, oggi si tocca il record negativo in fatto di retribuzioni, rispetto agli ultimi 25 anni.

Il documento di economia e finanza

Oggi, quando si parla di lavoro nella Pubblica Amministrazione, sembra non avere alcun senso fare riferimento al futuro.

Anzi, se proprio dobbiamo immaginare scenari futuri ed interpretare il momento e le indiscrezioni che trapelano dalle stanze di Governo, il domani rischia di essere più buio di oggi. Infatti, il recente Documento di Economia e Finanza, cioè il secondo atto più importante dal punto di vista economico dell'Esecutivo, secondo solo alla Legge di Stabilità, ha indicato che i salari sono cresciuti, seppur di poco, nel 2016, mentre per il biennio successivo rischiano di scendere, sempre per via del calo dell’inflazione.

Solo dal 2019 le buste paga degli italiani dovrebbero tornare stabili e senza scossoni. Per gli statali la situazione è ancora più difficile, per colpa della vacanza contrattuale che ancora gli viene negata.

Infatti, il periodo definito di "vuoto contrattuale", cioè di attesa tra un vecchio contratto ed uno nuovo, viene risarcito ai lavoratori, erogando loro il 30% dell’aumento del costo della vita, come calcolato dall’Istituto di Statistica. Se nel privato questo meccanismo ha funzionato più o meno bene, avendo erogato il 20% di aumento di stipendi come anticipo sui futuri adeguamenti derivanti dai rinnovi contrattuali, per gli statali anche qui è tutto fermo al palo.

Anzi, c’è la conferma dal Ministero di Economia e Finanze, che probabilmente questa vacanza contrattuale non verrà pagata fino al 2018, se non oltre. Ecco perché l’ANIEF, così come altri rappresentanti dei lavoratori, hanno preparato ricorsi per il recupero di parte dell’indebito, con cifre che, calcolate su stipendi medi di 1.500 euro, arrivano anche a sfiorare i 1.800 euro di richiesta per ogni anno di blocco.