Senza troppi problemi e con lucida freddezza, l’Assessore all’Istruzione Formazione e Lavoro della Lombardia, Valentina Aprea, ha dichiarato che per gli istituti professionali statali è tempo di chiudere i battenti, gettando nel caos migliaia e migliaia di docenti. SI parla di 60mila per l’esattezza che, dall’oggi al domani rischierebbero di vedersi trasferire altrove come organico di potenziamento attraverso la legge 107 del 2015. Se da una parte ai docenti non resterebbe che adattarsi tra le proteste, nel discorso dell’Assessore non v’è menzione dei 500mila studenti, dirigenti e personale ATA attualmente in servizio in tali istituti.
Chiudere i Professionali per abbassare l’età lavorativa
La proposta shock dell’abolizione degli istituti professionali accomuna la dottoressa Aprea alle posizioni sostenute dal sottosegretario al Ministero de Lavoro Luigi Bobba, che chiede il patrocinio del proprio Ministero per tutto ciò che attiene alla formazione professionale oltre che un percorso differenziato rispetto al sistema d’istruzione di secondo grado. L’obiettivo ultimo che accomuna le due personalità infatti sarebbe quello di un abbassamento dell’età per entrare nel mercato del lavoro, a scapito dell’istruzione professionale statale.
Sindacati all’attacco, FLCGIL: questa è “la soluzione finale”
Una “soluzione finale” ha subito commentato con un caustico riferimento il sindacato FLCGIL sulla questione, che già sarebbe stata oggetto di manovre di avvicinamento precedenti.
Il riferimento è in particolare al riordino degli istituti professionali che nel 2010 ha portato alla riduzione della didattica frontale e delle attività di laboratorio che ha fatto lievitare smisuratamente il numero degli studenti delle prime classi. A ciò si aggiunge la disciplina delle Scienze Integrate, denunciano i sindacati, divisa da un unico ambito a 4 materie distinte con il doppio delle classi di concorso.
Insomma, un preciso piano politico che fino a ieri veniva sussurrato sottovoce, oggi si può sostenere allo scoperto senza alcuna remora.
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