Le norme previdenziali, il nostro sistema pensionistico, spesso risulta più penalizzante per le donne, scatenando quel fenomeno della disparità di genere di fronte alla Legge. Non si tratta di discriminazioni tra donne e uomini, ma semplicemente della differenza delle carriere lavorative delle donne rispetto agli uomini, differenze che impattano anche nel momento in cui si esce dal lavoro per andare in pensione. Le donne sono più degli uomini soggette a carriere discontinue, per via delle maternità o per via della necessità di mettere da parte, anche solo temporaneamente il lavoro per accudire la famiglia e la casa.

Non devono sorprendere quindi i numeri che danno opzione donna in vertiginoso aumento in termini di domande presentate.

Opzione donna, cos’è?

Con il termine ormai arcinoto, opzione donna, si intende la possibilità data a lavoratrici che hanno 35 anni di contributi, di uscire dal lavoro e andare in pensione al compimento di 57 anni e 3 mesi di età. Il vantaggio dell’uscita in largo anticipo, rispetto ai 66 anni e 7 mesi necessari oggi per via della Legge Fornero, viene pagato dalle lavoratrici con tagli di assegno anche del 30%. Infatti le donne devono sottostare al calcolo contributivo della propria pensione, che in termini di assegno da incassare, significa pesante riduzione. Questa possibilità di anticipare la quiescenza, non è concessa a tutte le donne che lavorano, ma solo a quelle che hanno compiuto 57 anni e 3 mesi di età entro il 31 dicembre 2015.

L’attenzione del mondo delle lavoratrici si è concentrato da tempo sulla richiesta di estendere il provvedimento anche a quelle lavoratrici che compiono la fatidica età dopo. A settembre ci sarà un appuntamento molto importante, perché l’Inps dovrà presentare i risultati del monitoraggio del provvedimento. Significa che verranno calcolati tutti i soldi spesi per le uscite di queste lavoratrici, rispetto a quanto stanziato in Legge di Stabilità, proprio per l’istituto.

Nel caso i risparmi siano ingenti, sembra che i soldi rimasti serviranno per coprire proprio l’estensionedi opzione donna alle chi compie i 57 anni e 3 mesi, fino al 2018.

Boom di domande, niente estensione o ci sono possibilità?

Le domande di pensione anticipata delle lavoratrici, nel 2009 (anno di avvio di questo istituto) furono 56.

In sei anni, si è passati a 20mila istanze presentate all’Inps. Infatti è questo il numero di domande che sono arrivate all’Istituto di Previdenza. La platea di soggetti che potevano beneficiare dell’anticipo, secondo i dati del Governo nel momento della stesura della Legge di Stabilità, era di 33.471 lavoratrici. Bisogna poi capire che molte lavoratrici, anche presentando domanda, non vanno subito in pensione, ma scelgono di restare al lavoro qualche altro anno per abbattere la penalizzazione. Infatti scegliere l’anticipata con opzione donna oggi, non vuol dire abbandonare il lavoro subito, ma solo chiedere di essere ammesse all'anticipo. Il 30 settembre alle Camere sarà presentata la relazione definitiva del monitoraggio.

Oggi, visti i numeri e visti gli stanziamenti della Legge di Stabilità, non sembra azzardato ipotizzare che il provvedimento venga esteso almeno a quelle nate nell’ultimo trimestre del 1958 che sono state tagliate fuori per via degli aumenti per l’aspettativa di vita.