Una minaccia preannunciata, già da tempo, da parte dei sindacati del comparto Scuola. Ma adesso si fa sul serio! La Flc Cgil, la Cisl Scuola, la Uil Scuola e lo Snals Confsal, cioè le principali sigle sindacali deputate a trattare con il Miur, si preparano a presentare un ricorso al Tar per verificare la costituzionalità o meno della chiamata diretta.

La questione costituzionale della chiamata diretta e delle competenze

Ricordiamo che le stesse sigle sindacali erano presenti allo strappo voluto dal Ministero della Pubblica Istruzione a proposito degli accordi sulla mobilità per l’a.s.

2016/2017, accordi quasi raggiunti ma non sanciti lo scorso luglio. Questi ultimi faranno ricorso al Tar affinché i giudici amministrativi rimettano il quesito relativo alla costituzionalità della ‘chiamata per competenze’ nelle mani della Consulta, la quale dovrà dirimere la scottante questione relativa alla nuova modalità di trasferimento dei docenti.

Secondo tutti i segretari delle sigle sindacali sopra descritte, i provvedimenti della Buona Scuola, adottati dal governo in carica, e relativi alla mobilità del personale docente sono tutti irragionevoli e, dal punto di vista amministrativo, totalmente contraddittori. Si punta il dito, in particolare, sulla mancanza di trasparenza della macchina burocratica, offuscando scandalosamente il diritto di informazione dei principali protagonisti della mobilità, cioè gli stessi insegnanti, oltre che sui criteri adottati per procedere a tali trasferimenti.

Gli stessi meccanismi che regolano i criteri adottati in altre circostanze, non sono chiari e condivisibili, lasciando ampio spazio a decisioni arbitrarie e immotivate.

Le dichiarazioni dei sindacati: ‘Il ricorso alle vie legali diventa inevitabile’

In anteprima vengono richiamati alcuni articoli della Costituzione, i quali, a detta di tutti i Dirigenti dei principali sindacati, sarebbero ampiamente in contrasto con le linee guida sulla chiamata diretta, in particolare gli artt.

2, 3 e 97. A tal proposito, Pantaleo, Gissi, Turi e Nigi, con rammarico circa la brusca interruzione delle trattative tra il Miur e le stesse rappresentanze, lo scorso luglio, dichiarano congiuntamente: ‘Questa materia avrebbe potuto essere regolata da una specifica intesa contrattuale, già delineata con soddisfazione di tutte le parti, che avrebbe garantito i diritti dei docenti e la correttezza delle procedure’.

Poi, continuano e indicando nel ministro Giannini, la causa della discordia, la accusando di aver rovesciato il tavolo delle trattative e di non aver rispettato gli accordi precedentemente presi. Infine, concludono l’accorata dichiarazione con una promessa: ‘[…] Il ricorso alle vie legali diventa inevitabile, perché la procedura imposta sta causando danni, scontento e contenzioso, con grave lesione della loro dignità professionale’. Insomma, tutto all'insegna dei contenziosi che certamente fanno male alla scuola pubblica italiana. Ma sarebbe questa la Buona Scuola voluta da Matteo Renzi?

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