Oxford è diventata la prima università britannica a finire in cima alle classifica mondiale dei migliori istituti universitari al mondo stilata dal Times Higher Education (THE). La vittoria di Oxford pone fine al dominio assoluto della Caltech, il colosso tecnologico californiano sempre primo negli ultimi 5 anni.

Cambio in cima alla classifica

L'ascesa di Oxford può essere attribuita alla sua crescente portata internazionale: i finanziamenti per la ricerca sono aumentati del 10% e il reddito totale è salito a 1,4 miliardi di sterline (1,83 miliardi di dollari).

La scorsa estate, l'uccisione di Cecil Leone da parte di un dentista americano ha innescato una catena di donazioni dal valore complessivo di più di mezzo milione di sterline per il dipartimento di ricerca dell'università.

Il professor Louise Richardson, vice-cancelliere di Oxford, ha dichiarato che il finanziamento record (522,9 milioni di sterline da finanziamenti esterni, con un incremento di 478,3 milioni rispetto all'anno precedente) è stato uno dei fattori chiave che hanno permesso alla sua università di raggiungere per la prima volta la vetta mondiale.

Ciò è avvenuto nonostante i timori generati dal Brexit, che secondo gli esperti ha pesato come un tributo negativo sulle istituzioni britanniche, dato che gli accademici e gli studenti stranieri sono stati dissuasi dal trasferirsi nel Regno Unito.

Dopo la Caltech, passata al secondo posto, troviamo in ordine la Stanford University, l'Università di Cambridge, e il Massachusetts Institute of Technology, che insieme completano la top 5. Solo sesta Harvard.

Le italiane restano indietro

Il World University Ranking 2016 ha preso in esame 980 atenei sparsi in 79 Paesi di tutto il pianeta.

La classifica tiene conto in totale di 13 diversi criteri tra cui l'innovazione, la collaborazione tra le istituzioni e la reputazione.

Con 88 università nella top 800, contro i 78 dello scorso anno, il Regno Unito scala le posizioni, ed oggi è secondo solo agli Stati Uniti per il numero di istituti tra i primi al mondo.

Molto indietro l’Italia: il Paese europeo con i minori investimenti in ricerca non poteva che arrancare in una classifica che premia soprattutto i finanziamenti e l’innovazione, ma anche l’insegnamento e il numero di pubblicazioni.

Le uniche due italiane che riescono ad entrare nelle prime duecento sono entrambe a Pisa: la Scuola Normale Superiore di Pisa è al 137° posto, Scuola Superiore Sant’Anna è in posizione 190.

Restano staccate altre grandi realtà italiane: tra il duecentesimo e il trecentesimo posto troviamo Bologna, Trento, il Politecnico di Milano, la Libera Università di Bolzano e la Sapienza. Oltre la soglia del 350° posto ci sono la maggior parte degli istituti italiani, tra cui la Bicocca, le università di Torino e di Salerno. Addirittura oltre la quattrocentesima posizione alcune realtà centenarie come la Federico II di Napoli o l’Università di Firenze. Le ultime tra le italiane rasentano la seicentesima posizione, tra queste l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e la Ca’ Foscari di Venezia.