La mobilità straordinaria 2016/17 dei docenti della Scuola sia primaria che secondaria non finisce di scatenare polemiche, dopo le numerose proteste estive contro l’algoritmo che sembrava essere impazzito. Ricordiamo tutti gli errori che si sono verificati nella fase dei trasferimenti di sede di diversi docenti.
Molti professori con un punteggio elevato, si sono visti assegnare una sede fuori provincia, o addirittura in un’altra regione spesso del settentrione, dove i posti a disposizione sono in numero maggiore. Contro questi trasferimenti coatti nelle regioni del Nord Italia, a centinaia di chilometri di distanza dalla propria residenza, si è schierato anche il sindacato UIL, secondo cui il calcolo degli errori commessi dall’algoritmo è ancora più grave rispetto a quanto comunicato dalle istituzioni.
Ecco i numeri che, secondo la UIL, motivano le sue dichiarazioni: su 30 mila docenti interessati che hanno inoltrato domanda per il trasferimento, il Ministero avrebbe commesso più di 5 mila errori, e non il 2,5% come sostiene il MIUR. Quindi, ben il 16,7% degli insegnanti sarebbe stato assegnato ad una sede sbagliata. In particolare, si parla di due maestre su dieci.
Dalla magistratura arrivano buone notizie
L’algoritmo che avrebbe dovuto disciplinare il funzionamento della procedura di mobilità, ha quindi commesso deimacroscopici errori. Ed ora, a finire sotto la lente d’ingrandimento dei sindacati e della magistratura, è proprio questo sistema introdotto dal Ministero dell'Istruzione.
Nello specifico, è stato per primo il Tribunale di Salerno ad emettere un’ordinanza di sospensione immediata del decreto di trasferimento di un'insegnante di Napoli che aveva presentato ricorso.
A seguire, c’è stata la recente sentenza del Giudice del lavoro di Trani. Il ricorso, questa volta, era stato avanzato da una maestra di origini pugliesi, trasferita a Udine a causa dell’algoritmo.
Anche in questo caso il Giudice del lavoro di Trani ha dato ragione all’insegnante e ha condannato l’Ufficio Scolastico Regionale Puglia a collocare la docente in una delle sedi da lei indicate.
Le motivazioni della sentenza poggiano sulle conseguenze negative (non solo economiche, ma anche sociali) che l’assegnazione ad una scuola troppo distante dall’abitazione produrrebbe in capo alla docente e alla sua famiglia. Deve dunque ritenersi illegittima tale assegnazione, poiché viola il principio del cosiddetto scorrimento della graduatoria: principio che vincola sempre la pubblica amministrazione.
Anche le procedure di mobilità soggiacciono, infatti, a tale baluardo, avendo natura concorsuale. Il Giudice del lavoro ha quindi abbracciato la tesi dei sindacati, secondo cui l’algoritmo ministeriale, in alcuni casi, non ha funzionato correttamente.
La docente pugliese, così, non dovrà più trasferirsi nella sede assegnata dall’algoritmo del Miur. Visto il numero enorme di ricorsi e i tentativi di conciliazionecontro i trasferimenti non andati a buon fine, queste decisioni costituiscono un importante risultato, diventando deiprecedenti importantiche potrebbero essere seguiti da altri Tribunali.