Resta sempre caldo il tema previdenziale, la cosiddetta riforma pensionistica che mira a correggere le problematiche dell’attuale sistema previdenziale. Parlare di riforma risulta sempre un esercizio esagerato perché più che una riforma, si tratta di interventi che agevolino l’accesso alla pensione che oggi, in virtù della Legge vigente, quella della Fornero è particolarmente duro per i lavoratori. Prima delle vacanze erano stati messi in agenda alcuni incontri tra Governo e parti sociali, ma adesso sembra che tutto venga rimandato di qualche giorno.
Le ipotesi allo studio però restano tante e qualcuna cerca anche di risolvere alcune problematiche legate all’APE.
Anche l’APE non convince
Ad oggi, l’unica cosa certa che probabilmente il Governo farà nella prossima legge di Stabilità è lanciare il suo Anticipo Pensionistico, cioè l’APE. SI tratta di una misura che risponderebbe, secondo l’Esecutivo, alle esigenze di flessibilità del mondo pensionistico. Il lavoratore che si trova a tre anni dal raggiungimento dei 66 anni, avendo 20 anni di contributi versati, può scegliere quando lasciare il lavoro. Si tratta di anticipare di oltre 3 anni l’uscita dal lavoro prevista per la pensione di vecchiaia che ricordiamolo, la Fornero ha fissato a 66 anni e 7 mesi.
Il problema è che la pensione sarà erogata dall’INPS utilizzando soldi delle banche e degli istituti di credito che aderiranno all’iniziativa. In parole povere la pensione sarà erogata dall’INPS, ma sotto forma di prestito e sarà obbligo del beneficiario dell’anticipo di pensione, la sua restituzione una volta raggiunto davvero il diritto alla pensione con le regole Fornero.
Problema del problema poi è la rata del prestito da restituire che diventerà, sempre per chi scegliesse l’anticipo, una forma di penalizzazione di assegno lunga 20 anni, cioè la durata del finanziamento concesso sotto forma di pensione. Lo scetticismo sull’APE non è circoscritto solo ai sindacati, ma sembra che molti lavoratori non vedano di buon occhio questo strumento che se da un lato ne agevola l’uscita dal lavoro, dall’altro li indebita con una banca alla quale ricordiamolo andranno sicuramente versati interessi e oneri aggiuntivi al montante della pensione.
Qualcuno l’ha definita doppia flessibilità
Come dicevamo, erano tre gli appuntamenti fissati in agenda il 6, 7 e 12 settembre. Ad oggi solo quello del 6, che comunque ha come argomento il lavoro e non la previdenza, resta confermato alla stessa data. Per quanto riguarda invece l'incontro tecnico sulle pensioni inizialmente fissato il 7 settembre, slitterà al 12mentre quello più importante, nel quale il Governo avrebbe dovuto presentare il pacchetto completo di misure per la prossima Legge di Stabilità sarà in calendario il 21. Il motivo è l’aggiornamento del DEF, secondo atto più importante del Governo dopo la Stabilità e sarà proprio dopo questo ennesimo appuntamento che si potrà finalmente chiudere il cerchio sulle Pensioni.
Intanto sembra che sull’APE si cerchino correttivi, in modo tale da renderlo più appetibile e meno contestabile. Dando per certo che si provvederà a rendere meno pesante la rata per i pensionati con pensioni basse, i disoccupati di lunga data e quelli con famiglie numerose, che poi dovrebbero essere i soggetti ai quali l’APE dovrebbe convenire, sembrano in via di lancio altre soluzioni. SI parla infatti di rendere l’APE due volte flessibile, cioè oltre che per l’età di uscita dal lavoro, anche come importi. Il pensionato potrebbe scegliere quanto farsi erogare di APE. In parole povere, un soggetto potrebbe, in base alle proprie esigenze, scegliere una APE ridotta alla metà o ad un terzo. In questo modo potrebbe ridurre il debito derivante per l’appunto dall’APE e nonostante tutto lasciare il lavoro in anticipo. Siamo ancora nel campo delle ipotesi, ma come appare evidente, il lavoro continua imperterrito e presto dalle parole si dovrà per forza passare ai fatti.