Tito Boeri, presidente dell'Inps ha espresso critiche sulla riforma delle Pensioni inserita dal governo nella legge di bilancio; in particolare Boeri ha espresso preoccupazione per l'impatto sulla spesa del settore degli interventi in materia di quattordicesima, lavoratori precoci e la sperimentazione dell'Ape social, affermando che essi “potrebbero determinare un aumento di 20 miliardi di euro della spesa per le pensioni a cui sono da aggiungersi i costi derivanti dall'allargamento della fascia di reddito non tassata per i pensionati e quelli legati ai crediti d'imposta per chi chiede l'Ape di mercato”.

Pensioni: aumento della spesa di 20 miliardi

Boeri va oltre esprimendo i suoi timori sul fatto che nel 2018, quando è prevista la fine della validità di queste misure, possa esserci una grande pressione sociale volta a chiedere la reiterazione dell'Ape social e l'allargamento del numero dei beneficiari;

Il presidente dell'Inps avverte che se questo strumento dovesse diventare strutturale la spesa pensionistica complessiva aumenterebbe di altri 24 miliardi “ andando a gravare sul diritto a percepire la pensione delle generazioni future e mettendo a repentaglio la sostenibilità stessa del sistema pensionistico nazionale”.

Pensioni: la riforma di Boeri

Boeri rivendica che la sua proposta di riforma delle pensioni, presentata un anno fa, sarebbe costata molto meno: essa prevedeva che i 55enni avrebbero potuto contare su una prestazione assistenziale ulteriore al termine delle attuali tutele contro la disoccupazione; inoltre era previsto lo stop alle ricongiunzioni onerose consentendo ai lavoratori con carriere discontinue nell'arco della vita lavorativa di utilizzare gratuitamente gli spezzoni contributivi presenti in piu' gestioni al fine di acquisire un'unica prestazione previdenziale sia di vecchiaia sia anticipata.

Infine, si prevedeva l'armonizzazione dei vari regimi pensionistici con l'introduzione un contributo di solidarietà per gli assegni pensionistici e la possibilità che tutti i lavoratori iscritti alla previdenza pubblica obbligatoria sarebbero potuti andare in pensione prima accettando un assegno ridotto tra il 3 e il 10% escludendo, però,il ricalcolo tutto con il contributivo dell'assegno e, quindi, senza avere nessuna influenza sulla spesa necessaria per le generazioni future.