Sarà certamente un brutto Natale quello degli oltre 70 dipendenti dello storico pastificio agnesi di Imperia, che in questi giorni si sono visti recapitare le lettere di licenziamento, lavoratori con un’età per lo più già avanzata e che vivono la preoccupazione di un probabile futuro da disoccupati.
In seguito all’acquisizione della Agnesi da parte del gruppo Colussi, il celebre pastificio verrà chiuso alla fine dell’anno e su 100 dipendenti, solo 15 hanno accettato il trasferimento a Fossano, 2 ad Albenga e 4 hanno trovato una ricollocazione in autonomia.
In 20 minuti ogni lavoratore ha dovuto decidere del proprio futuro
L’operazione si è svolta, stando a fonti certe, in maniera disarmante per i dipendenti Agnesi che si sono trovati a dover decidere del loro futuro in soli 20 minuti, accettando di firmare la lettera di licenziamento o di trasferimento.
Nonostante in precedenza vi siano state garanzie da parte del gruppo Colussi di riassorbire molti lavoratori, quello che si è verificato nella realtà ha portato 70 persone a trovarsi nella drammatica situazione di disoccupati, in un momento di poche prospettive lavorative.
Dura replica dei lavoratori alle autorità cittadine
Sono state quasi 6 mila le firme raccolte e presentate al Sindaco di Imperia affinché impedisse la chiusura dello stabilimento e trovasse una soluzione per i lavoratori della Agnesi, firme bocciate nello sdegno comune.
In pericolo anche il tanto auspicato Museo della Pasta che avrebbe dovuto suggellare un patrimonio storico di un’azienda che vanta 200 anni di storia e di amore per il piatto italiano per eccellenza, la pasta.
Il museo, che dovrebbe sorgere al quinto piano dello stabilimento in chiusura, avrebbe potuto prevedere l’assunzione di almeno 15 persone, con contratto part time, ma nulla è stato ancora definito con chiarezza, se non la serrata dello storico pastificio.
L’amarezza dei dipendenti arriva dopo due anni di trattative che hanno portato a diversi scontri tra occupati e dirigenza, nel tentativo di ottenere qualche vantaggio da un’operazione che è stata definita disastrosa.
E ora, è il caso di dirlo, silenzio, chiude Agnesi.