La Legge di Bilancio è stata approvata con tutte le novità per le Pensioni che dal 2017 avranno impatto sui lavoratori. Il cosiddetto pacchetto pensioni ha diverse novità in materia, anche se non si tratta di una vera e propria controriforma della tanto odiata Legge Fornero. Il Governo, nel limite delle risorse disponibili ha creato soltanto alcune scorciatoie e scivoli che rendono meno gravi per qualcuno, le regole stabilite dalla riforma Fornero. Vediamo cosa è cambiato per la vecchia pensione di anzianità, quella che dal 2012 è stata ribattezzata pensione anticipata.
La pensione anticipata nel 2017
Per pensione anticipata si intende la pensione spettante in base ad una storia di versamenti contributivi di numero elevato, senza tenere conto dell’età anagrafica. Lo scorso anno, sempre in manovra finanziaria, si stabilì di congelare i requisiti di accesso per un triennio, cioè fino a tutto il 2018. Pertanto, per accedere alla pensione senza limiti anagrafici, sarà necessario avere 42 anni e 10 mesi di contributi se lavoratori maschi e 41 anni e 10 mesi per le donne. In termini di settimane, che poi sono il parametro usato per la concessione delle pensioni, nonché quello presente sull’estratto conto riepilogativo di ogni lavoratore, per gli uomini sono necessarie 2.227 settimane di contributi, mentre per le donne 2.158.
Nel 2019 è stabilito che l’aspettativa di vita produrrà una ennesima impennata dei contributi necessari, ma ad oggi, l’entità dell’aumento non è ancora stato stabilito. La pensione anticipata vale per tutta la generalità dei lavoratori, quindi, dipendenti del settore privato, dipendenti pubblici ed autonomi. I contributi utili sono tutti, anche quelli figurativi, da riscatto e volontari.
Ai fini del riconoscimento della pensione però è necessario raggranellare almeno 35 anni senza considerare quelli figurativi, per esempio, quelli per malattia o disoccupazione indennizzata.
Tutte le novità
La pensione anticipata introdotta dalla Fornero aveva il sistema dei disincentivi, cioè più anni in anticipo si usciva rispetto al limite dei 62 anni, minore era il rateo di assegno che si percepiva.
La nuova manovra invece ha cancellato questa penalizzazione, che a dire il vero già non si applicava ai lavoratori che ricadevano interamente nel sistema contributivo. Questi lavoratori sono quelli che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1995. Per costoro, resta vivo lo scivolo a 63 anni con soli 20 anni di contributi, una deroga lasciata in vigore proprio dalla Fornero. I requisiti per questa opzione però sono stringenti, perché i 20 anni di contributi devono essere effettivi, cioè solo quelli obbligatori. Inoltre, l’importo della pensione che si andrà a percepire deve essere pari o superiore a 1.255 euro , cioè 2,8 volte l’assegno sociale. Un vantaggio ne computo dei contributi è il benefit concesso per i versamenti sotto la minore età.
Infatti i contributi versati prima dei 18 anni, da precoci, in questo caso, valgono 1,5 volte. Proprio per i precoci viene inserito nel nuovo pacchetto pensioni della nuova Legge di Bilancio, Quota 41. Anche in questo caso, paletti e limitazioni rendono la misura difficile da centrare. Quota 41 consentirà a disoccupati, invalidi o con disabili a carico e lavoratori impegnati in attività gravose, di lasciare il lavoro con “solo” 41 anni di contributi senza vincoli di età. Bisogna però aver versato un anno prima dei 19 anni di età, per i disoccupati bisogna avere terminato di percepire i sussidi sociali da almeno 4 mesi e per gli invalidi necessario almeno il 74% di invalidità. Le attività gravose invece devono essere state svolte continuativamente da almeno 6 anni dalla data di presentazione delle istanze.
Va ricordato che le pensioni decorrono immediatamente dalla data di raggiungimento dei requisiti, quindi senza finestre e che bisogna cessare il rapporto di lavoro. Prima di passare alla domanda di pensione sarà necessario chiedere la certificazione del diritto all’Inps.