Il rischio povertà in Italia è stimato intorno al 23% e nelle famiglie dove c'è un pensionato questo rischio si abbassa. Questo dato emerge dallo studio "Condizioni di vita dei pensionati", pubblicato dall'Istat dove, a fronte di un aumento annuale medio di 283 euro dei 16 milioni di pensionati, i nuovi assegni rispetto a quelli cessati diminuiscono di 820 euro. Quindi la presenza in casa di un pensionato garantisce una maggiore solvibilità nelle famiglie italiane. C'è però da considerare che in tantissime famiglie la pensione serve anche a mantenere altri adulti che sono senza lavoro e che usufruiscono dell'assegno come contributo sociale.

In ogni caso c'è da registrare che il rischio povertà esiste anche per i pensionati che vivono da soli, che hanno un assegno molto modesto che non garantisce la vivibilità. Tra il 2014 e il 2015 gli assegni erogati sono diminuiti di 80.000 unità e in particolare gli assegni erogati per le Pensioni di guerra. Le pensioni di vecchiaia erogate al Nord rappresentano il 60% mentre al Sud sono il 40%. Le pensioni di invalidità al Sud sono mediamente il doppio di quelle del Nord. Il titolo di studio incide molto sul valore dell'assegno pensionistico. I laureati in media godono di un assegno intorno ai 2.650 euro al mese e in pratica il doppio rispetto a chi a stento ha la quinta elementare o un diploma.

Boeri

Tito boeri, intervenendo alla presentazione dello studio dellOrdine degli Attuari La mortalità dei percettori di rendita in Italia, ha evidenziato che in Italia chi percepisce assegni pensionistici più alti vive più a lungo. E questo significa che l'Istituto di previdenza è costretto a dover pagare pensioni più alte per un tempo maggiore.

Quindi per poter ottenere un risparmio e contenere la spesa pensionistica c'è necessità di interventi che facciano abbassare la soglia dei pagamenti. Una riduzione degli assegni, quelli più alti, aiuterebbe non poco le casse dell'Inps. Romano Bellissima, segretario generale della Uil Pensionati ha però precisato che ridurre le pensioni vorrebbe dire che i pensionati vivrebbero meno e sarebbero minori anche le rate da erogare. Secondo Bellissima è invece necessario definire le pensioni in base ai contributi versati coniugando l'equità del diritto.