Novità in ambito di mobilità dei docenti della Scuola e della chiamata diretta sono attese con il rinnovo del contratto degli statali, in fase di trattativa tra ministero dell'Istruzione e sindacati. Proprio le modifiche alla legge sulla Buona scuola sono il punto centrale della possibile intesa tra le parti, ma le intenzioni del Governo Gentiloni sono per un non ritorno integrale alla libera mobilità degli insegnanti e della titolarità su sede. Almeno secondo quanto riportato nell'edizione odierna da Italia Oggi: di certo, la trattativa è ancora lunga e complessa e i sindacati sono fermi sulle proprie posizioni.
Mobilità docenti 2017/18: quale riforma per la scuola?
Lo stesso Pino Turi, leader della Uil Scuola, ha affermato che dovrà essere il nuovo contratto a determinare i correttivi alla Buona scuola, soprattutto per ciò che riguarda la chiamata diretta e la mobilità dei docenti. E' questo il punto di partenza che vide Governo Renzi e sindacati concordi all'atto della firma dell'accordo sullo sblocco dei contratti degli statali tre settimane fa. Proprio la mobilità degli insegnanti è un capitolo che la legge 107 del 2015 ha sottratto alla negoziazione sindacale: dalle trattative si cercherà un compromesso che, però, non sarà un ritorno integrale alla normativa precedente la riforma renziana. Infatti, attualmente, i docenti che sono stati immessi in ruolo nell'ultimo anno scolastico e quelli che lo saranno nei prossimi anni, non sono titolari della sede dove svolgono il proprio servizio e sono soggetti alla chiamata diretta all'interno degli ambiti territoriali di appartenenza.
Scuola e mobilità dei docenti 2017: nuovo intervento legislativo?
La mobilità dei docenti della scuola, pertanto, è strettamente legata alla chiamata diretta dei dirigenti scolastici. I sindacati spingono affinché tale meccanismo avvenga all'interno di regole ben determinate, che possano essere inappellabili ed oggettive. L'obiettivo da raggiungere è quello di diminuire il potere discrezionale dei presidi.
Ma la strada, in tal senso, non è semplice: infatti, ridare potere alla contrattazione sindacale sulla mobilità, depotenziando la legge sulla Buona scuola, potrebbe avvenire solo in virtù di un nuovo provvedimento di legge ad hoc. Altrimenti, la mobilità avrebbe come risultato solo quello di andare ad ingrandire il contenzioso nella scuola, con conseguente incertezza nella disciplina che regola questo capitolo.