Era una notizia di cui già si parlava a dicembre, ma adesso viene confermata ufficialmente da una nuova circolare Inps. I pensionati dovranno restituire quanto percepito in più, nel 2015, per via degli scatti relativi all’inflazione presunta. La conferma ufficiale arriva dalla circolare 8 del 17 gennaio 2017 e prevede il rimborso a carico dei pensionati in diverse rate.

Il differenziale negativo

La circolare prima citata è la classica circolare di inizio anno dell’Istituto, con la quale vengono rese note le caratteristiche del rinnovo delle Pensioni o delle prestazioni assistenziali del nuovo anno.

Il fatto che i pensionati sarebbero stati chiamati alla cassa è una notizia di qualche mese fa, quando vennero fuori i dati dell’inflazione. Le pensioni erogate dal 1° gennaio 2015 ebbero uno scatto relativo alla perequazione, dello 0,3%, ma come ogni anno, la percentuale era provvisoria, cioè calcolata in base al trend dell’aumento del costo della vita degli ultimi anni. I dati definitivi dell’inflazione del 2015, hanno attestato che per le pensioni, la perequazione che andava concessa era dello 0,2%. Il differenziale tra la previsione e la realtà mette i pensionati nella condizione di debitori nei confronti dell’INPS. Sembrava certo l’intervento del Governo che avrebbe dovuto spostare all’anno prossimo l’eventuale addebito di questo differenziale, alla stregua di quanto si fece ad inizio 2016.

Allora si optò per congelare i conguagli previsti per i mesi di gennaio e febbraio 2016 e per rimandarli alla manovra di Bilancio successiva. L’INPS invece, conferma che i pensionati inizieranno a restituire i soldi ad aprile, col rateo di pensione di quel mese. Il debito verrà saldato in 4 rate, quindi da aprile a luglio. L’INPS fa sapere anche che sul suo sito ufficiale, in servizi al pensionato, esiste una area dedicata proprio ai conguagli sospesi per la perequazione 2015.

Stop al contributo per le pensioni d’oro

Nella stessa circolare, l’INPS conferma anche lo stop al contributo di solidarietà, quella trattenuta sulle pensioni più alte, cioè il sacrificio chiesto in questi anni ai pensionati più benestanti per ridurre la disparità sociale tra cittadini. Inserire nella stessa circolare una richiesta di rimborso a carico dei pensionati “normali” ed una specie di “regalo” a quelli più ricchi, sicuramente non sembra una scelta di buon gusto da parte dell’Istituto.

Fatto sta che le pensioni pari o superiori a quattordici volte il minimo tornano agli importi normali, senza quella trattenuta che hanno subito dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016 per via della crisi del sistema. Una buona notizia l’INPS la da comunque ed è quella dell’estensione della no tax area a pensionati anche con età inferiore ai 75 anni e con pensioni sotto gli 8.000 euro annui. Per le prestazioni sociali ed assistenziali, i limiti di assegni corrisposti per il 2016 sono confermati anche per l’anno nuovo. Quindi € 448,07, resta l’importo dell’assegno sociale che si percepirà ancora a 65 anni e 7 mesi di età, senza badare al numero di anni di contributi versati. La pensione sociale resta ad 396,26 così come resta a 279,47 l’importo relativo alle pensioni di invalidità, inabilità, per mutilati, ciechi e così via.