Molte novità sono entrate in azione nel 2017 per quanto concerne il lavoro domestico. Baby sitter, colf e badanti ormai sono una tipologia di Lavoro molto diffusa. Il Ministero insieme alle parti sociali dei lavoratori ed ai rappresentanti dei datori di lavoro, hanno sottoscritto il nuovo CCNL di categoria. Il 27 gennaio, l’INPS ha emanato una nuova circolare sui contributi da versare per le assunzioni di questi lavoratori. Necessario quindi chiarire gli aspetti di questi rapporti di lavoro, dal punto di vista dei lavoratori ma anche dei datori di lavoro.
Inquadramento
Il nuovo contratto ha aggiornato gli stipendi minimi dovuti per i lavoratori, divisi sempre in base ad un livello. Nel lavoro domestico le categorie con cui inquadrare i dipendenti sono 4, cioè A, B, C, e D, tutti con una sottocategoria contrassegnata dalla lettera S. Per essere inquadrati perfettamente dal punto di vista del contratto ci sono diversi parametri in base alle mansioni svolte dal lavoratore. Se il collaboratore ha esperienza minore di un anno ed esegue solo pulizie, giardinaggio, cura degli animali domestici ed aiuto in cucina, rientra nel livello A. Per soggetti con esperienza maggiore di un anno e che svolgono anche il ruolo di autista, cameriere, custode e che sono addetti al riordino delle stanze, il livello diventa B.
Per l’assistenza alle persone invece, i livelli cambiano. Per baby sitter e lavoratori che hanno ruolo di compagnia, di persone autosufficienti, il livello da applicare è AS. Nel caso in cui, il collaboratore presti assistenza a persone autosufficienti, il livello diventa BS che diventa CS per assistenza a persone non autosufficienti.
Le altre categorie invece si applicano a lavoratori qualificati come i cuochi (livello C), maggiordomi e capo cuochi (livello D) oppure qualificati professionali nell’assistenza a persone in stato di necessità (DS). Una categoria a parte è la U, ma che si applica solo per i lavoratori la cui presenza ed il lavoro sono svolte nelle ore notturne.
Salario e contributi
Quanto detto nel paragrafo precedente ha effetti sullo stipendio che i lavoratori del settore percepiscono. Il nuovo contratto ha aggiornato i livelli minimi di retribuzione da applicare in sede di assunzione di un lavoratore domestico. Va ricordato innanzi tutto che i nuovi stipendi minimi sono validi dal 1' Gennaio e l’accordo, essendo sopraggiunto dopo i pagamenti dello stipendio di gennaio, producono arretrati che i datori di lavoro devono versare con la retribuzione di febbraio. Naturalmente, lo stipendio varia in base alle ore di lavoro, alla tipologia dello stesso, quindi part time o full time, ma, per esempio, il livello A prevede uno stipendio minimo (al di sotto del quale non si può scendere) di € 625,15.
Per gli inquadramenti superiori si sale ad € 738,82 per AS, € 765,95 ed € 852,48 rispettivamente per B e BS per arrivare ad € 1.193,47 per il livello DS. Per i lavoratori conviventi con l’assistito è prevista anche l’indennità di vitto e alloggio di € 5,48 giornaliera. Per quanto riguarda i contributi previdenziali ed assistenziali cui è tenuto al versamento il datore di lavoro, l’INPS nella circolare di fine Gennaio a cui facevamo riferimento prima, ha confermato gli importi dello scorso anno. I contributi che serviranno ai lavoratori per la pensione futura o per la copertura da malattie, infortuni, maternità o per le successive disoccupazioni indennizzate, sono correlate alla tipologia di lavoro svolta o alla fascia di retribuzione in base all’inquadramento del lavoratore.
In definitiva, per rapporti di lavoro di durata superiore a 24 ore per settimana, i datori di lavoro sono tenuti a versare all’INPS € 1,09 per ora di lavoro svolta. Per chi ha contratti di lavoro con meno di 24 ore a settimana invece, i contributi da versare sono di € 1,39 per stipendi da € 7,88 euro ad ora. Per stipendi maggiori, fino ad € 9,59, il dovuto è di € 1,57 mentre per retribuzioni superiori, si sale ad € 1,91 sempre per ora di lavoro.