Il voucher, divenuto simbolo dello sfruttamento sul lavoro, sarà presto oggetto di un referendum promosso dalla Cgil con l’intenzione di abrogarne l’uso (guarda il video qui sotto). A questo proposito, l’Inps ha fornito al sindacato guidato da Susanna Camusso una lista contenente i 200 committenti, tra pubblici e privati, che fanno maggior ricorso a questo strumento, giudicato da più parti iniquo. E i nomi dei fruitori dei voucher hanno, in alcuni casi, del clamoroso. Passi per il ‘mostro capitalista’ McDonald’s, va bene anche la Juventus, la società di calcio accusata da sempre delle peggiori nefandezze, in campo e fuori.

Ma scoprire che tra i voucheristi ci sono persino 7 Comuni, Accademie come quella di Belle Arti di Verona, teatri come La Scala di Milano, associazioni e fondazioni votate alla carità come la Fondazione Marzotto o la Caritas di Bolzano, lascia a bocca aperta. Si fa per dire, visto che ormai in Italia siamo abituati a qualsiasi scandalo. C’è da aggiungere, poi, che la lista Inps recapitata alla Cgil si occupa solo del 4% degli utilizzatori di voucher, ovvero i maggiori. Quasi l’80%, invece, è formato da piccole imprese con meno di 9 addetti.

Lista degli utilizzatori di voucher

Come anticipato qui sopra, anche le amministrazioni pubbliche non disdegnano il ricorso al voucher. È il caso dei Comuni di Ancona, Benevento, Padova, Vasto, Trecase, Boscoreale e Vallo della Lucania che, nel 2016, hanno pagato 1.078 dipendenti con 2,4 milioni di euro (in voucher), favoriti dalla norma che esonera Comuni e Fondazioni dal tetto di 2mila euro a lavoratore.

A questo proposito, la segretaria generale della Funzione pubblica Cgil, Serena Sorrentino, afferma che “il blocco delle assunzioni ha spostato al di fuori del rapporto di lavoro pubblico fette di lavoro che tra appalti, esternalizzazioni e precariato hanno tolto opportunità di impiego stabile a tanti e prodotto diseconomie il cui prezzo lo hanno pagato i lavoratori e i cittadini”.

Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, cerca invece di lavarsene le mani perché, secondo lui, “le norme a volte permettono di usare solo i voucher”.

Una situazione drammatica da cui non si esime nemmeno il mondo della cultura. In questo campo, da segnalare il superattivismo del Teatro Regio di Torino, dell’Accademia di Belle Arti di Verona, del Teatro La Scala di Milano, del Granteatro La Fenice e della Biennale di Venezia.

Fa sensazione leggere i nomi di associazioni che operano nel mondo del no profit le quali, invece, profittano eccome dei voucher. Si tratta, tra gli altri, dell’Associazione Dynamocamp onlus, che aiuta i bambini gravemente malati, della Caritas di Bolzano, della Fondazione Progetto Arca e della Fondazione Marzotto, impegnata in servizi per anziani e asili nido.

Non si fa mancare nulla nemmeno il dorato mondo del pallone, con Juventus, Fiorentina, Lazio, Cagliari e Chievo in prima fila. Rimanendo in campo sportivo, anche l’Autodromo di Cremona fa ampio uso di voucher. Non disdegnati nemmeno dai grandi parchi di divertimenti come Mirabilandia e il Rainbow Magicland di Valmontone, vicino Roma.

Oltre a decine di alberghi di lusso, anche la ristorazione macina voucher, come nel caso di Chef Express, My Chef e Burger King, oltre al già citato McDonald’s.

Una citazione particolare, infine, va fatta per Flixbus, la società simile a Uber, ma impegnata a coprire grandi distanze e non nel servizio taxi. Oltre ai voucher, Flixbus lavora in perdita nel nostro paese, mettendo così in atto una clamorosa concorrenza sleale.