Se le novità previdenziali attese per il 1° maggio, tra una riunione tra Governo e sindacati e l’altra, tra continui rinvii e slittamenti, sono un argomento gettonatissimo per i prossimi pensionati, ci sono notizie negative anche per chi la pensione già la percepisce. La CGIL, più precisamente la SPI, la branca per pensionati del sindacato della Camusso, ha ricevuto segnalazioni di anomali strane registrate in sede di incasso delle Pensioni di marzo. Il sindacato ha chiesto all’Inps di intervenire immediatamente per risolvere la questione.

Trattenute pazze?

Il sindacato in una nota ha affermato di aver ricevuto numerose segnalazioni spalmate su tutto il territorio nazionale, di pensionati che a marzo hanno ricevuto di pensione meno del solito o in alcuni casi, sono tornati indietro a mani vuote. Come se non bastasse questa anomalia, un’altra notizia mette in serio pericolo le pensioni di altri italiani. Dall’INPS infatti fanno sapere che presto si provvederà a ricalcolare le pensioni erogate in parte col sistema retributivo. Si tratta di quei pensionati che avevano almeno 18 anni di contributi versati prima del 1996 e che hanno visto il loro assegno previdenziale calcolato con il contributivo solo per la parte di contributi versati dopo il 31 dicembre 1995.

Vantaggio evidente perché evidente è la penalizzazione in termini di importi di pensione che provoca il sistema contributivo. Il ricalcolo di pensione provocherà un taglio degli assegni per il 90% dei pensionati che si trovano in questa situazione, perché la Legge impone che la pensione calcolata con le regole Fornero, non può essere di importo inferiore a quelle maturate con meccanismi di calcolo delle precedenti normative.

Un salasso che sarà avvertito decisamente da pensionati con importi di pensione vicini ai 40mila euro annui, medici, insegnanti e così via. Non c’è nessuna distinzione di categoria in questo salasso perché il problema riguarderà pensionati da lavoro autonomo, da lavoro dipendenti e dipendenti pubblici.

Cosa si può fare?

Il ricalcolo non lascerà scampo, nessuno potrà impedire all’INPS di mettere in pratica le direttive delle varie manovre finanziarie che si sono succedute.

Per i soggetti che hanno avuto la “sorpresa” a marzo invece, l’intervento può essere fatto tramite l’Istituto di Previdenza Sociale. Il motivo di questo ammanco nella pensione di marzo, secondo l’INPS è dovuto anche ad un malfunzionamento della nuova piattaforma fiscale. Dal punto di vista tecnico però, potrebbe anche essere che la colpa sia del modello RED, la comunicazione annuale della condizione reddituale che alcuni pensionati sono tenuti a comunicare. Infatti, coloro che hanno prestazioni collegate al reddito, come le maggiorazioni o i trattamenti minimi, devono confermare ogni anno, di avere i requisiti reddituali per percepirli. Probabile, anche se non per tutti i penalizzati di marzo, che il problema sia proprio la mancata trasmissione del modello RED o la mancata ricezione dello stesso da parte della piattaforma INPS.

Necessario presentare ricostituzione di pensione, quella per motivi reddituali. In questo caso l’INPS provvederà ad aggiornare la pensione agli standard reddituali specifici della famiglia in questione e nel caso, ad erogare le somme arretrate o trattenute erroneamente a marzo.