I tanto odiati studi di settore hanno i minuti contati. L’arma del Fisco per scovare comportamenti anomali da parte delle imprese che dichiaravano ricavi e proventi inferiori a quelli medi delle loro categorie di settore. Un marchingegno che è stato oggetto, fin dal suo nascere di polemiche e critiche da parte dei soggetti costretti a pagare le Tasse in base a parametri e stime, spesso non coincidenti con la realtà economica, lavorativa e geografica delle imprese. Dal 2018 cambierà tutto ed arriveranno gli ISA, indici sintetici di affidabilità fiscale.

La conferma arriva dal comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate del 7 marzo.

Cosa sono gli ISA?

Come per la chiusura di Equitalia, la rottamazione delle cartelle o la voluntary disclosure bis, anche lo stop agli studi di settore erano inseriti in un Decreto collegato alla Legge di Bilancio, quello Fiscale. Come di consueto, le norme in esso previste, partono con decreti attuativi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio, cioè da marzo. Il provvedimento, come conferma il comunicato delle Entrate, abolisce in maniera definitiva gli studi di settore. Al loro posto, dal 2018 arriveranno gli ISA di cui parlavamo in premessa, allo scopo di semplificare e rendere migliore il rapporto tra contribuenti e Fisco, almeno questo nelle idee dei legislatori.

I contribuenti, in questo caso le imprese, verranno classificati in una scala da 1 a 10 in base alla loro affidabilità fiscale. Gli ISA, saranno un insieme di indicatori che valuteranno dal punto di vista della correttezza di fronte al Fisco, i dati che le imprese dichiareranno alla voce ricavi. Verranno prese in considerazione le tipologie di aziende, la loro grandezza anche dal punto di vista contabile, ma resteranno sempre i paralleli con il settore di appartenenza, allo scopo di evidenziare incongruenze ed anomalie.

Via a dicembre

La classifica delle imprese in base a quella che reputiamo sarà, la presunta affidabilità fiscale, avrà una importanza rilevante per le loro attività lavorative. Infatti, alla scala di valutazione è legata una premialità per i contribuenti più affidabili, che porteranno vantaggi evidenti come la riduzione, o addirittura l’esclusione dei classici accertamenti fiscali.

In pratica, se l’indice di affidabilità sarà ottimo, l’impresa virtuosa non avrà le grane derivanti dai controlli fiscali. Succederà l’esatto contrario per le imprese che risulteranno non in linea con l’affidabilità richiesta e che presenteranno anomalie tali da far scattare l’allarme del Fisco. A dicembre, oltre un milione e mezzo di imprese, quelle rientranti nel settore commercio, manifatturiero, dei servizi e i liberi professionisti, sperimenteranno la prima applicazione degli ISA. Nel 2018 è previsto il lancio definitivo con l’inserimento di altri 80 settori imprenditoriali tra quelli soggetti a questo nuovo meccanismo.