La Scuola italiana è la più stressante di tutte: questo l’allarmante dato che emerge dallo studio recentemente pubblicato dall’OCSE che si riferisce in particolare modo agli alunni, ma in seconda battuta anche ai docenti. Infatti, sebbene lo studio sia andato a indagare le condizioni di felicità e di benessere dei giovani studenti italiani, più volte in altre pubblicazioni scientifiche è stata messa in luce la correlazione tra lo stress degli alunni e quello degli insegnanti di cui il maggiore responsabile sembrerebbe essere, in ultima istanza, proprio l’eccessiva numerosità delle classi.

Giovani ansiosi e iperconnessi

Dall’indagine in questione è infatti emerso che i nostri giovani sono mediamente meno soddisfatti della propria vita di tutti i giorni rispetto ai loro colleghi del resto del mondo: si sentono molto tesi quando studiano, molto più della media Ocse, in condizioni che per pressione psicologica sono superate solo da quelle degli studenti cinesi, colombiani, tunisini e di Singapore. Non c’entra la preparazione: pur avendo studiato i nostri quindicenni soffrono l’ansia del “brutto voto” e della possibilità di trovarsi davanti un compito che non sanno risolvere. Secondo lo studio questa condizione sarebbe in parte addebitabile allo scarso esercizio fisico e all’impiego del tempo libero, spesso troppo sbilanciato a favore di Internet e smartphone che genitori troppo permissivi concedono ai propri figli con conseguenze importanti sui risultati scolastici.

Lo stress degli studenti italiani non dipende solo dalla mancanza di sport e dal fatto che sono iperconnessi ma anche da altri fattori “ambientali”. Come sottolineato da Franco Cavallo, ordinario di epidemiologia dell’Università di Torino, nel merito di risultati analoghi di studi precedentemente effettuati. Graverebbero infatti l’eccessivo impegno richiesto e le ore di lavoro necessarie all’ottenimento di determinati voti.

Ma soprattutto, secondo Cavallo, “la pressione viene condizionata sia dal rapporto con gli insegnanti sia dal rapporto con i genitori che hanno con i docenti e la scuola stessa.”

Docenti-studenti: lo stress è contagioso

Un altro importante fattore messo in luce da uno studio realizzato dalla University of British Columbia del Canada sarebbe proprio il rischio burnout e lo stress sofferto dagli insegnanti, per i quali è emersa una significativa correlazione.

Stando ai risultati dello studio pubblicato su Social Science & Medicine infatti gli studenti sarebbero tanto più stressanti quanto lo sono i loro docenti, in una sorta di contagio simile a quello influenzale. Certo, non è chiaro cosa venga prima, se siano studenti stressati a rendere ancora più stressati gli insegnanti o viceversa, ma l’associazione tra lo stress degli insegnanti e quello degli alunni appare un fenomeno nuovo quanto significativo, che merita di essere indagato. Proprio la tematica dello stress degli insegnanti, e in particolare della cosiddetta sindrome da esaurimento (o burnout) è stata scarsamente approfondita nel nostro paese, per non dire volutamente ignorata: gli studi sono pochi e perlopiù datati, emblema di un paese che poco investe nella ricerca e soprattutto nella qualità della condizione dei lavoratori statali.

Tra i più recenti e degni di nota, un interessante studio dell’Università La Sapienza ha evidenziato che, oltre agli stipendi bassi, la mancanza di servizi, il rapporto conflittuale con dirigenti e genitori, gli insegnanti italiani maggiormente esposti a rischio burnout sono quelli con le classi molto numerose sopra i 25 alunni, rischio che si abbassa notevolmente per gli insegnanti delle piccole classi e che tocca in maniera molto marginale presidi e collaboratori scolastici. Si potrebbe obiettare che fino al 2014 (anno in cui è stato svolto lo studio) non era stato ancora affrontato il problema delle “classi pollaio” sul quale è intervenuta la legge 107 e sarà sicuramente interessante valutarne gli effetti futuri ma appare chiaro che se davvero si vuole migliorare le condizioni della scuola italiana è da quella del corpo docente che bisogna partire, se non per tutelare gli insegnanti stessi almeno per tutelare i nostri ragazzi.