Cresce il ritardo accumulato dalle opzioni di flessibilità previste in LdB 2017 rispetto alla scadenza di avvio precedentemente fissata al primo maggio. La settimana in corso ci sta ormai proiettando verso la metà del mese, mentre i lavoratori esprimono la propria delusione per il mancato arrivo dei decreti attuativi. Secondo le indicazioni governative più recenti, entro il 14/05 dovrebbe comunque arrivare a conclusione il DPCM relativo all'APE sociale, assieme a quello destinato a garantire la nuova quota 41 per i lavoratori precoci. Ma i futuri destinatari restano guardinghi, mentre i sindacati hanno già espresso la propria preoccupazione per un nuovo slittamento dei tempi.
Si prospetta poi ancora più lunga l'attesa per la c.d. APE volontaria e per i provvedimenti collegati: l'APE aziendale e la RITA (rendita integrativa temporanea anticipata).
Riforma pensioni: si accumulano i ritardi anche sugli altri provvedimenti
Proprio l'APE volontaria sembra poter accumulare i maggiori ritardi, con conseguenze a catena difficili da stimare. All'approvazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale dovrà infatti seguire l'uscita di un'apposita circolare Inps: l'istituto di previdenza gioca un ruolo importante nell'operazione, essendo l'interlocutore di riferimento con i futuri pensionati. Per quanto concerne la RITA dei fondi pensione, quest'ultima è condizionata alla partenza dell'APE di mercato per via della necessità di certificare i requisiti utili di quiescenza (63 anni di età, 20 anni di contribuzione ed un assegno di 1,4 volte il minimo).
Flessibilità previdenziale: resta da sciogliere la questione del cumulo
Resta inoltre la questione del cumulo gratuito, la misura che punta a rendere più semplice raggiungere i requisiti di quiescenza per chi ha vissuto una carriera discontinua attraverso la somma di tutti i periodi contributivi, ad esempio inglobando quelli relativi alla gestione separata dell'Inps.
Anche per questa opzione il provvedimento ministeriale dovrebbe delineare la platea effettiva di accesso, al momento estesa alle diverse gestioni Inps e casse professionali per la pensione di vecchiaia o di anzianità. Risultano incluse anche le casse libero professionali, mentre tra gli esclusi figurerebbero gli altri strumenti di flessibilità o salvaguardia.
Si pensi alle rivendicazioni del Comitato Opzione Donna Social più volte riprese in rubrica per l'estensione della misura all'OD. Oppure alle istanze del Comitato licenziati o cessati senza tutele per la fruizione dello stesso meccanismo in favore dei lavoratori esodati che desiderano accedere all'8va salvaguardia.
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