Il 2 giugno si celebra la giornata nazionale della Repubblica italiana. Si ricorda l'occasione in cui attraverso un referendum proposto ai sudditi del Regno della dinastia dei Savoia (epoca fascista) si è deciso di passare dalla monarchia alla repubblica. Secondo il primo articolo della Costituzione italiana, "l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro". Al di là dei dibattiti sulla disoccupazione in Italia, in salita o in discesa, la prospettiva occupazionale non è delle migliori, soprattutto per i giovani. Nei giorni scorsi è stato reso ufficiale il prospetto Alma Laurea sulle condizioni occupazionali di neolaureati che si affacciano sul mondo del lavoro.

L'indagine

L'indagine relativa ai dati 2017 è stata effettuata su 71 università aderenti al Consorzio. I risultati della statistica sono stati presentati in occasione del convegno "Università e skill nella seconda fase di globalizzazione", svoltosi presso l'Università di Parma. Dal rapporto stilato emerge innanzitutto l'attrazione che hanno determinato negli ultimi anni le università italiane, calamitando a sé una quota considerevole di studenti provenienti dall'estero. Su cento studenti che decidono di studiare all'estero almeno 2 scelgono l'Italia.

Qualche percentuale occupazionale

Da quanto emerge dal rapporto, inoltre, la figura dei laureati che si prospetta adesso ha maggiori competenze linguistiche, rispetto a quanto previsto in passato.

Secondo quando stabilito, la quota 2016 dei laureati che ha una conoscenza sufficiente in lingua inglese è del 76% e raggiunge l'80% per quanto riguarda i laureati di magistrali biennali.

Inoltre è previsto un aumento anche nel caso di laureati che escono dalle università con un'esperienza di tirocinio curriculare. In questo senso gli stage riconosciuti superano il 50% del percorso formativo dei neolaureati.

Secondo la ricerca condotta, tale prospettiva aumenterebbe anche le chances occupazionali future.

Infine dal rapporto occupazionale dei laureati rileva come sia aumentato anche il tasso occupazionale, rispettivamente pari al 68% per i laureati triennali, 71% per i laureati biennali ad un anno dalla laurea, mentre all'87% per i laureati triennali e all'84% per i magistrati biennali a cinque anni dalla laurea. Per questi soggetti sono altresì aumentati i contratti a tempo indeterminato, e dall'altro lato una diminuzione delle attività autonome.