C'era una volta lo svegliatore. O il lampionaio. Ai più giovani questi nomi potrebbero forse dire poco, ma fino a meno di un secolo fa erano figure assolutamente fondamentali all'interno dell'economia complessiva della gestione di una città, specie in caso di una metropoli. Due lavori che sono ormai stati spazzati via dall'automatizzazione, dalle macchine, dal progresso. Ciò, per ovvie ragioni, non è da intendersi immediatamente come motivo di allarmismo di alcun genere: in ogni era, in ogni periodo del genere umano, l'avanzamento tecnologico ha portato determinate mansioni a tramontare, o nel migliore dei casi ad assottigliarsi o modificarsi, sensibilmente o meno.

L'avanzata dei robot

In che modo, allora, oggi è diverso da ieri? In verità, nei fatti sostanziali, i cambiamenti nei meccanismi di rimpiazzo sono stati minimi: esiste una mansione; viene alla luce una Tecnologia in grado di svolgere automaticamente quella mansione; quella mansione scompare come Lavoro retribuito. Nulla di nuovo. Ciò che invece è cambiato sensibilmente sono i tempi di sviluppo tecnologico. Se dopo la macchina a vapore si dovette attendere il motore a scoppio per avere un cambiamento significativo, oggi i ritmi sono diventati frenetici, inarrestabili, esasperanti. La ricerca progredisce con una velocità impressionante e se fino ad alcuni anni fa i robot erano poco più che creature da fantascienza, oggi non sorprende più nessuno sapere di un loro utilizzo nelle sale operatorie o nei magazzini di Amazon, passando infine per idee bizzarre come il robot da compagnia.

Ciononostante, non sembra esserci motivo di pensare che nel breve termine il lavoro sarà rimpiazzato dalla manodopera robotica, questo fino a gennaio 2017, quando viene alla luce un interessante report di McKinsey & co., supportato ulteriormente dal Chief Economist della Bank of England, Andrew Haldane.

Lo studio di McKinsey & co.

Lo studio, nel complesso, appare piuttosto pessimistico: tra Stati Uniti e Regno Unito, si parla di quasi 100 milioni di posti di lavoro che potrebbero essere occupati nei prossimi anni dai robot. Seguono i dati di potenziale robotizzazione per singolo settore:

  • Servizi alberghieri e ristorazione - 73%
  • Artigianato - 60%
  • Trasporti e magazzini - 60%
  • Agricoltura - 60%
  • Vendita al dettaglio - 57%
  • Lavori in miniera - 53%
  • Altri servizi - 51%
  • Costruzioni - 49%
  • Vendita all'ingrosso - 44%
  • Finanza - 43%
  • Arte e spettacolo - 41%
  • Settore amministrativo - 39%
  • Servizi sanitari e assistenza sociale - 36%
  • Informazione - 36%
  • Libere professioni - 35%
  • Management - 35%
  • Educazione e insegnamento - 27%

Da un'analisi sommaria è facile desumere la forte relazione tra indice di robotizzazione del lavoro e presenza di imprevisti nel lavoro stesso.In altre parole: se la ristorazione o l'agricoltura, salvo casi eccezionali, sono lavori che grossomodo richiedono la ripetizione costante di alcune mansioni, allora è naturale che sarà estremamente più facile per gli ingegneri e i programmatori creare un robot che sappia svolgere quelle mansioni.

Molto diverso è invece il discorso legato all'insegnamento (non a caso posto alla fine della lista): dovendo lavorare con dei soggetti in via di crescita (nei primi anni bambini, poi in ogni caso adolescenti), il lavoro sarà continuamente soggetto a incognite e imprevisti, e per questo l'impatto dell'automatizzazione non potrà - almeno per ora - andare oltre certi limiti (da alcuni anni si è assistito all'introduzione della lavagna elettronica - o LIM - nelle scuole superiori).

L'implementazione parziale

L'unica soluzione possibile per non assistere a un rapido collasso del mondo del lavoro, in ultima istanza, è auspicare un'introduzione sapiente e graduale dei robot all'interno del mondo del lavoro; che gli imprenditori sappiano ridistribuire saggiamente il proprio capitale, economico o umano che sia.

Qualcosa che in passato in fondo è già avvenuto e tuttora avviene: basti pensare agli sportelli ATM, più comunemente chiamati Bancomat: la loro esistenza non ha annullato il lavoro dell'operatore a sportello, ma in un certo senso lo ha trasformato, sollevandolo dalle transazioni di tutti i giorni, da anni svolte efficacemente dalla macchina.