Dal 2019 si potrebbero dover aspettare i 67 anni anagrafici per tagliare l'agognato traguardo della pensione di vecchiaia. Si tratta, come riferisce il Corriere della Sera nella sua edizione online, di qualcosa di più di un' ipotesi. I tecnici dei vari ministeri coinvolti, Lavoro, Finanze, Presidenza del Consiglio dei Ministri, sarebbero da tempo al lavoro e il percorso per poter arrivare a questo risultato sarebbe ormai tracciato. L' unica possibilità di evitare un ulteriore innalzamento dell'età pensionabile sarebbe un accordo in sede politica.

Ma vediamo di capire quali sono le ragioni dietro una proposta del genere, che se dovesse trasformarsi in una decisione politica sarebbe certamente impopolare, sopratutto considerando che andrebbe presa e varata dopo l'estate, con le elezioni politiche a ridosso.

L' innalzamento della speranza di vita

Per come è strutturato attualmente il nostro sistema pensionistico, l'età pensionabile è determinata tenendo conto della speranza di vita dopo la fine del rapporto di lavoro. Attualmente l'età anagrafica per andare in pensione è fissata a 66 anni e mezzo circa. Ma nel frattempo, come fa rilevare l' Istat, la speranza di vita successiva a questa età si è allungata sensibilmente sia per gli uomini che per le donne.

Per gli uomini si attesta ora poco sopra i 19 anni mentre per le donne sarebbe di poco superiore ai 22 anni. Di conseguenza per rendere sostenibile da parte dello Stato l'erogazione dell'assegno pensionistico è necessario effettuare una rimodulazione verso l'alto dell' età pensionabile. Da un punto di vista squisitamente tecnico si è optato per alzare la soglia a 67 anni a partire, però, dal 2019.

I costi dell'Ape social sono il vero nodo da sciogliere

Come dicevamo, l'ipotesi, anche se ben strutturata, è ancora a livello tecnico e non è detto che in sede di decisione politica non possa essere rivista in toto, bloccata oppure rimodulata nella tempistica con un approccio più graduale. D'altra parte, se questa ipotesi dovesse assurgere a legge dello Stato, potrebbe essere aiutata dal meccanismo che sta alla base dell'Ape, l'anticipo pensionistico che ha visto la luce da poche ore, nella versione social.

L'Ape, cosiddetta volontaria, che prevede un emolumento più basso per coloro che anticipano l'uscita dal mondo del lavoro, infatti non incide sul bilancio dello Stato perché si autofinanzia con i tagli sugli assegni.

Il vero nodo da sciogliere, invece, sono le coperture per l'Ape social, nata in queste ore, e che si rivolge alle fasce deboli della popolazione come disoccupati, invalidi ecc. Per questa i costi sono totalmente a carico dello Stato. E sono immediati, in quanto sono già stati stanziati circa 2 miliardi di euro. Ecco perché l'innalzamento a 67 anni dell' età pensionabile è qualcosa in più di un ipotesi. Se non è una certezza poco ci manca.