Continuano ad arrivare novità importanti sulla tematica Pensioni. Durante il convegno di ieri organizzato dal Partito democratico, intitolato "Non è una pensione per i giovani", è intervenuto Tommaso Nannicini, responsabile economico della forza Dem, il quale ha nominato, tra gli altri temi, anche l'Ape volontaria. Sullo specifico decreto attuativo è calato da tempo il silenzio, dunque le ultimissime dichiarazioni dell'ex consigliere economico di Palazzo Chigi, in questo senso, devono essere accolte con cauto ottimismo da parte dei lavoratori, tenendo sempre in considerazione però che si tratta pur sempre di una figura esterna al governo Gentiloni.
Decreto Ape volontaria: "Operativa non oltre settembre"
Sulla carta, il decreto attuativo dell'Ape volontaria sarebbe dovuto entrare in vigore dal 1° maggio. Nella realtà dei fatti invece, arrivati a metà luglio, non sappiamo praticamente nulla sui tempi di attuazione che il Governo ha in mente. Le informazioni su tale misura pensionistica, inserita all'interno della Legge di Stabilità per il 2017, sono scarse, pressoché nulle, e ciò di certo non aiutano gli addetti ai lavori e i diretti interessati ad avere un'idea precisa su quello che viene anche definito come anticipo pensionistico volontario, nettamente diverso nella sua natura dall'Ape social.
In tale contesto, le parole di Nannicini possono risultare importanti, forse la spinta decisiva affinché si smuovano le acque in via definitiva.
Secondo il responsabile economico dei Dem, è necessario rendere operativa l'Ape volontaria non più tardi di settembre. Così facendo, almeno stando al pensiero di Nannicini, la misura non perderebbe la sua efficacia. Ricordiamo che la variante dell'Ape meno conosciuta consentirà, una volta attivata, ai lavoratori di scegliere volontariamente di lasciare il posto di lavoro fino a 3 anni e 7 mesi prima dell'attuale età pensionabile (66 anni e 7 mesi), accettando una piccola riduzione sul proprio assegno previdenziale.
Fase 2: tema centrale pensione per i giovani
Nannicini ieri, durante il convegno a cui hanno partecipato non soltanto Maurizio Martina, vice presidente Dem, e il ministro Poletti, ma anche i leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil, ha affrontato il tema della pensione di garanzia per i giovani, centrale rispetto al dibattito sulle pensioni che vedrà governo e sindacati impegnati al tavolo di confronto sulla fase 2.
A questo proposito, l'idea è chiara: concedere una pensione minima di 650 euro con 20 anni di contributi, per poi salire fino a 1.000 euro in base agli anni di contribuzione maturati. Una proposta su cui con tutta probabilità si aprirà un confronto serrato tra l'esecutivo e le parti sindacali, nelle figure di Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.
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