Emergono novità dall'incontro che si è tenuto ieri sulla riforma delle Pensioni tra il Governo e i sindacati. Sul tavolo l'adeguamento di cinque mesi delle pensioni di vecchiaia a 67 anni tra due anni (aumenterebbe anche l'età di uscita per la pensione anticipata a 64 anni) e la "Fase 2" della riforma pensionistica, quella dedicata alle giovani generazioni. Ma le parti, in questo incontro preliminare che sarà seguito da quello ben più incisivo del 13 luglio 2017, risultano distanti. Anzi, al momento, il Governo, secondo quanto scrive Il Messaggero di oggi, ha preso tempo sull'innalzamento delle pensioni a 67 anni, ma la sensazione è che il pacchetto delle misure sulle pensioni che sarà discusso da settembre possa contenere gli aumenti legati alla riforma Fornero.

Pensione anticipata e pensioni vecchiaia 2017: ultime novità sull'aumento età dal 2019

La questione sull'adeguamento delle pensioni del 2019 a 67 anni è, più che altro, politica. La posizione del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è apparsa ieri interlocutoria e di attesa. Se ne riparlerà dopo l'estate su un eventuale congelamento dell'innalzamento dell'età per la pensione, anche perché secondo i dati Inps diramati proprio nella mattinata di ieri, tornare indietro rispetto agli adeguamenti legati alla speranza di vita potrebbe risultare dannoso per il bilancio dell'Inps. A tal punto che lo stesso Presidente dell'Inps ha affermato che bloccare l'adeguamento dell'età per la pensione avrebbe come risultato se non quello di scaricare i costi dei mancati adeguamenti di oggi sulle future generazioni.

E, invece, la "Fase 2" della riforma delle pensioni dovrebbe avere come obiettivo proprio quello di assicurare una pensione più dignitosa per i giovani, ovvero per coloro che sono nati a partire dal 1980 e che rientrano, interamente, nel sistema di pensioni contributivo.

Pensione minima garantita: la proposta di Damiano sulla riforma pensioni 2017

Sul tavolo di discussione sulla riforma delle pensioni 2017 c'è anche la proposta di Cesare Damiano e di Marialuisa Gnecchi di assicurare l'assegno minimo garantito. Si tratterebbe di fare in modo che le pensioni future non possano scendere al di sotto di un certo livello (che Damiano quantifica in 1.000 euro), intervenendo con integrazioni sulle pensioni.

Un simile meccanismo è già presente nella legislazione previdenziale ed attualmente è conosciuto come l'adeguamento al minimo, destinato, però, a cessare con il passaggio al sistema contributivo. L'altra ipotesi sul tavolo della riforma delle pensioni è quella riguardante il versamento, da parte dello Stato, dei contributi a favore dei lavoratori per i periodi nei quali non abbiano un lavoro. Si andrebbe a mettere un toppa alla discontinuità lavorativa tipica dei nati negli ultimi 40 anni.