Continua a tenere banco in maniera incessante il tema riforma Pensioni 2017, diventato ormai argomento di fortissima attualità soprattutto a causa delle tante polemiche e discussioni che continua a sollevare tra i cittadini e i lavoratori del nostro Paese. In quest'ultimo periodo l'età pensionabile, che incrementa di anno in anno tramite il meccanismo dell'adeguamento all'aspettativa di vita, non fa stare per niente tranquilli. Mentre si combatte per cambiare qualcosa sul fronte vitalizi dei parlamentari, a confermare che dall'1 gennaio 2019 l'uscita sarà a 67 anni è anche la ragioneria Generale dello Stato.
Riforma pensioni: non arrivano buone notizie per l'età pensionabile
Anche per la ragioneria Generale dello Stato ci sarà l'incremento dell'età pensionabile di cinque mesi dall'1 gennaio del 2019. É ciò che emerge dal diciottesimo rapporto sulle tendenze del sistema pensionistico e socio sanitario che è stato pubblicato nei giorni scorsi dai tecnici del Ministero del Tesoro. In particolare è possibile ipotizzare che si possa accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni e alla pensione anticipata con almeno 43 anni e 3 mesi di contribuzione (42 e 3 mesi per le lavoratrici). E non è tutto: dal 2021 l'età pensionabile salirebbe addirittura a 67 anni 3 mesi. C'è da dire che tra 2023 e 2024 l'incremento dovrebbe essere meno rapido rispetto a quanto aveva preventivato qualche settimana fa il Presidente Istat, Giorgio Alleva.
Riforma pensioni: una piccola speranza
La speranza è che nell'incontro previsto per oggi 27 luglio tra i sindacati e il Governo, in cui si parlerà di diversi argomenti come affermato anche dal presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, si possa trovare un modo per revisionare questo meccanismo definito da più di uno degli addetti ai lavori come un qualcosa che va in controtendenza col lavoro svolto finora con Ape social e Quota 41.
Se tutto ciò, invece, dovesse essere confermato, dal 2019 saranno necessari, come già detto, 43 anni e 3 mesi di contribuzione per i lavoratori, 42 e 3 mesi per le lavoratrici donne e per quanto riguarda i precoci, invece, si passerà dalla cosiddetta Quota 41 a 41 anni e 5 mesi. In generale è prevedibile uno slittamento in avanti di cinque mesi per un po' tutte le categorie, a parte i lavoratori usuranti che da quest'anno possono godere del congelamento degli adeguamenti alla speranza di vita fino al 2026.
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