Disoccupazione in calo dello 0,2%. Senza dubbio sarebbero dati confortanti se non fosse che sono dati riconducibili alla occupazione stagionale. Infatti ogni anno, con l’arrivo della stagione estiva, vi è un aumento delle assunzioni a tempo determinato, fenomeno che si ribalta alla fine della stagione turistica, quando gli assunti temporanei vengono licenziati e restano in attesa della stagione successiva.

È un fenomeno che si ripete ogni anno. Ogni anno ci raccontano che sia una grande vittoria delle politiche messe in atto dal governo di turno, per combattere la disoccupazione.

Ma è vero il contrario. Non è una vittoria del governo del momento, ma piuttosto un sacrificio dell’operatore turistico, visto il lievitare del costo del lavoro, così alto solo in Italia. E questo ci può portare a dire che anziché una vittoria, è una sconfitta del governo!

Il tasso di disoccupazione all’11,1% fa fare salti di gioia ai nostri politici, che dichiarano, Gentiloni in testa, che questi dati sono il risultato della fiducia nel Jobs Act! Ancora una volta dimostrano di essere le vestali del tempio dello 0, qualcosa! Ma sarebbe opportuno far notare che mentre si esulta per lo 0,2% di disoccupati in meno, aumenta il numero dei lavoratori autonomi che passano la mano, cosi come aumenta il numero di coloro, che stufi di vedersi chiudere ogni porta, rinunciano a cercare lavoro!

Se si fa veramente una attenta analisi dei due fenomeni, si scopre che praticamente non è cambiato nulla!

Dati sull’occupazione come quelli che periodicamente l’Istat diffonde, dovrebbero far riflettere con preoccupazione il governo, anziché spingerlo ad osannare degli impianti legislativi che sono dannosi per l’economia del nostro paese.

Infatti il jobs act, dalla sua introduzione, non ha fatto altro che aumentare la precarietà e lo sfruttamento del lavoratore, creando delle condizioni di ricatto a carico del dipendente, che spingono lo stesso ad accettare condizioni di lavoro con turni di lavoro massacranti per evitare di veder sfumare quella entrata economica che, seppur di breve durata, consente di tirare un sospiro di sollievo.

E non deve trarre in inganno neanche il dato riguardante il calo della disoccupazione giovanile: infatti se analizzato a fondo, si scopre che molti dei giovani che non risultano più disoccupati, sono emigrati all’estero. Di conseguenza trasforma il 35,4% di disoccupazione in una sonora sconfitta per i legislatori.