Continua a tenere banco il delicato tema degli adeguamenti all'aspettativa di vita, una questione che sembra dividere lavoratori, sindacalisti, politici e persino tecnici e professori universitari. Non sono mancate prese di posizione nemmeno dagli economisti e dagli esperti demografici: nelle ultime settimane si sono infatti moltiplicate analisi e previsioni, alcune delle quali persino catastrofiche rispetto a possibili conseguenze circa il mancato rispetto dei criteri di adeguamento ai parametri statistici. Se è vero che la questione è di estrema attualità, proprio perché l'eventuale data di pensionamento interessa direttamente tantissimi lavoratori in età avanzata che desiderano andare finalmente in pensione (ed indirettamente altrettanti giovani che attendono uno sblocco del turn over), è altrettanto vero che analisi dicotomiche ed estremizzate spesso non aiutano a farsi un quadro chiaro della situazione, ma solo a rendere ancora più rigide le posizioni.
L'adeguamento all'aspettativa di vita e le difficoltà di uscita dei lavoratori
A complicare la questione è il fatto che i meccanismi di adeguamento decisi negli anni addietro sono stati pensati per adattarsi ad un sistema che risulta in profondo e continuo cambiamento. Se è vero infatti che l'Italia è tra quei Paesi al mondo che possono vantare un'ottima longevità, è da considerare anche che le condizioni di vita e di lavoro sembrano cambiate molto repentinamente negli ultimi anni. Il meccanismo statistico che dovrebbe applicarsi a partire dal 2019 fotografa la situazione avvenuta dal 2013 al 2016, mentre se nel 2017 si dovesse registrare un nuovo calo, questo sarebbe "attualizzato" solo con l'adeguamento del 2021.
Oltre a ciò, il presupposto sulla base del quale è stato pensato il sistema dell'AdV riguarda l'idea che quest'ultima debba crescere continuamente e senza interruzioni fino alla metà del secolo corrente. Uno scenario che è stato proiettato nelle tabelle della Ragioneria dello Stato e che potrebbero richiedere in futuro dei correttivi al ribasso, verso conteggi più morigerati.
Far salire l'età di pensionamento indefinitivamente è un'idea perversa?
Che sulla questione si debba trovare prima o poi una mediazione verso la prova di realtà è quindi la constatazione di ragionevolezza di molti, tanto che la battaglia per un rallentamento dei parametri relativi all'AdV è stata fatta propria dai Presidenti di entrambe le Commissioni lavoro di Camera e Senato.
L'On Damiano è tornato nella giornata di ieri sul punto, definendo l'idea di far crescere l'età di pensionamento "indefinitivamente e fino a superare la soglia dei 70 anni" come "'perversa". Secondo l'ex Ministro del Lavoro, è necessario tornare a fare anche delle considerazioni di natura sociale, oltre a dei "freddi calcoli demografici". Per fare un esempio concreto, si cita l'allarme lanciato dal Prof. Blangiardo dell'Università di Milano Bicocca, che ha stimato per l'anno in corso un aumento della mortalità del 15% solo nel primo trimestre dell'anno. Un dato che da solo spiega come sia necessario "mettere in conto una revisione del meccanismo".
Serve una mediazione tra aritmetica e sociale
Stante la situazione, trovare la quadra tra le esigenze di bilancio e quelle di natura sociale appare ancora una volta la sfida più complicata verso la redazione della nuova legge di bilancio. Di sicuro le analisi tecniche / ragioneristiche e quelle politico / sociali continueranno a svilupparsi lungo due binari separati fintanto che non si riuscirà a trovare una mediazione sensata e ragionevole dal punto di vista di entrambe le istante. Forse la cosa più complicata sarà ancora una volta cercare di rendere maggiormente empatici gli interventi tecnici e ragionevoli quelli di natura sociale. Spetterà ai lavoratori capire che le richieste devono pur essere sostenibili per garantire la salvaguardia del sistema previdenziale pubblico e ai tecnici considerare con maggior peso le esigenze di vita di tante persone, le quali chiedono semplicemente di poter avere una vecchiaia serena.
Un reciproco riconoscimento che per una volta non vedrebbe nessuna parte in contrapposizione l'una contro l'altra e che permetterebbe di andare nella direzione di un sistema al quale le persone siano felici di partecipare.
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