A pochi giorni dal nuovo incontro tra governo e sindacati sulla fase 2 della riforma Pensioni, resta sempre d'attualità il tema legato ad Opzione Donna. A questo proposito, non mancano le dichiarazioni di alcuni esponenti della politica. Su tutti, Cesare Damiano, che in relazione al dibattito sulle pensioni delle donne, è intervenuto nelle ultime ore attraverso un post pubblicato su Facebook, dove è tornato a parlare anche di altre tematiche, tra cui l'Ape sociale e l'aspettativa di vita, ma anche il numero delle domande presentate dai lavoratori precoci per quota 41.
"Riconoscere periodi contributivi per il lavoro di cura delle donne"
Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, nella sua nota, ha chiesto al governo di intervenire a favore delle donne con il riconoscimento di periodi contributivi per i lavori di cura eseguiti. Tale richiesta era stata avanzata anche da altri politici in tempi non sospetti, raccogliendo l'appoggio degli stessi sindacati. Quest'ultimi non hanno mai chiuso la porta ad un miglioramento della situazione previdenziale legata alle lavoratrici in Italia, accogliendo favorevolmente anche la proposta di assegnare un anno contributivo per ciascun figlio avuto.
Chiedere il riconoscimento dei lavori di cura non va però in direzione della richiesta originaria delle migliaia di lavoratrici che da tempo chiedono la proroga di Opzione Donna al 2018.
Come conferma la linea tracciata dalle amministratrici del gruppo "Opzione Donna Proroga al 2018", Giulia Molinaro e Vania Barboni, l'estensione fino al prossimo anno del regime sperimentale rappresenta la soluzione migliore per le donne. Non a caso, la preferenza tra Ape Donna e OD ricade quasi sempre sulla seconda. A ciò, occorre aggiungere infine che su Change.org continua a ricevere adesioni l'iniziativa promossa dalla signora Molinaro riguardante la stessa proroga, con le firme che hanno superato quota 20 mila.
Le altre questioni
La discussione inerente il rinvio dell'aspettativa di vita rimane centrale. Cesare Damiano ha ribadito come sia necessario il ricalcolo inerente i 5 mesi che dovrebbero, in automatico, aggiungersi a partire dal 1° gennaio 2019 agli attuali 66 anni e 7 mesi richiesti per l'accesso alla pensione di vecchiaia.
Ciò è dovuto al fatto che nel 2015 la speranza di vita è diminuita. Non solo, nei primi 3 mesi del 2017 la mortalità sarebbe cresciuta del 15 per cento, stando alle stime del professore Blangiardo dell'Università Bocconi di Milano, riportate dallo stesso Damiano la settimana scorsa.
C'è infine il tema legato alla quota 41 dei lavoratori precoci. L'esponente dem ha sottolineato, un'altra volta, che si debbano soddisfare tutte le domande di quelle persone che hanno fatto richiesta dell'Ape social e del prepensionamento dei precoci, nonostante sia stato superato il numero di 60.000 richieste ipotizzato a bocce ferme dal governo, salvo poi ricevere qualcosa come 66 mila domande alla scadenza fissata il 15 luglio scorso.