I dati Istat di settembre, quelli sul lavoro nero, sono eloquenti e inseriscono il lavoro domestico, come quello di colf, badanti o baby sitter, ai primi posti per percentuale di lavoratori irregolari. Un fenomeno di vaste proporzioni, con un milione di lavoratori che sarebbero al lavoro senza regolare contratto. L’Assindatcolf, associazione nazionale delle famiglie che hanno bisogno di un domestico, ha da poco spronato il Governo ad attuare nuove misure per l’emersione di questo lavoro nero. I vecchi voucher e adesso, da luglio, i libretti famiglia, nati proprio come misura di contrasto al fenomeno, pare non abbiano raggiunto lo scopo.
Intanto, con ottobre, arriva la scadenza del pagamento dei contributi dovuti per chi ha regolarizzato un collaboratore domestico. Si tratta della scadenza del terzo trimestre 2017, per i contributi dovuti per luglio, agosto e settembre, da versare entro il 10 ottobre. Non tutti i rapporti di lavoro domestico però, nonostante siano stati regolarizzati, seguono in maniera giusta la normativa vigente, a maggior ragione del fatto che nel 2017 è stato rinnovato il contratto di lavoro nazionale (CCNL).
Stipendio minimo 2017
Come succede per tutte le altre categorie di lavoratori, il rinnovo di un contratto con l’aggiornamento del salario minimo da applicare, ha effetto immediato. Per tutti i lavoratori regolarmente sotto contratto già dal 1° gennaio quindi, dovrebbero essere applicati i minimali previsti dal nuovo CCNL.
Per coloro che non si sono visti adeguare le retribuzioni, le cifre mancanti danno diritto ad arretrati i cui datori di lavoro sono obbligati ad erogare. Al riguardo va ricordato che per l’anno sono disponibili le tabelle che dividono i lavoratori in livelli (categorie), ognuno con un salario minimo da percepire. Per esempio, il livello più basso, quello di lavoratori senza esperienze e senza particolari qualifiche, parte da 625,15 euro.
Tutto solo di salario minimo, perché in base alla tipologia di lavoro, se convivente o meno col datore di lavoro, se previsto anche il notturno o meno o i festivi, la paga dovrebbe aumentare grazie a dei benefit. L’indennità di vitto e alloggio per esempio, nel caso di lavoratore convivente con il datore di lavoro o con il soggetto da assistere è di 5,48 euro al giorno.
Tutti valori che dovrebbero salire nel 2018, perché i minimi stipendiali sono validi fino al 31 dicembre 2017.
Contributi e stangata in arrivo
In previsione della Legge di Bilancio che ad ottobre dovrebbe essere presentata dal Governo, al capitolo Pensioni c’è chi ha proposto di aumentare i contributi per i lavoratori domestici in modo tale da renderli più corposi quando sarà il momento per badanti o colf, di richiedere la pensione. Molti hanno già contestato la proposta perché significherebbe aumentare il costo per le famiglie bisognose di questi lavoratori. Già oggi secondo i dati statistici, una badante assunta regolarmente e con stipendio in linea col CCNL collettivo, costa circa 15.000 euro all’anno.
Al riguardo va ricordato che i contributi sono dovuti per tutte le ore di lavoro svolte e in base all’ammontare dello stipendio, comprese le indennità di vitto e alloggio, gli scatti di anzianità (ogni 2 anni) i superminimi (i premi) e la quota di tredicesima. Contributi da versare e stipendi non dovrebbero essere mai inferiori al minimo stabilito.