Presto Governo e sindacati daranno vita all’ennesimo incontro sul tema previdenziale. Mercoledì 13 settembre il nuovo summit per proseguire i lavori sulla fase 2 di riforma e per approfondire meglio le novità che il Governo ha in cantiere e delle quali si continua incessantemente a parlare. Oltre alla pensione di garanzia per le giovani generazioni, l’argomento sarà senza ombra di dubbio lo sconto in termini di requisiti di accesso alle Pensioni per le donne, il ritorno alla perequazione delle pensioni e la flessibilità in uscita. Proprio su quest’ultimo punto, il prossimo incontro potrebbe riservare delle sorprese, perché in base alle indiscrezioni ed alle dichiarazioni di sindacati e noti esponenti politici, potrebbe ritornare sul tavolo la famosa quota 100.

Sindacati delusi?

I sindacati già alla fine dell’ultimo summit hanno espresso pareri a metà tra la soddisfazione e la delusione. Tutti d’accordo su qualsiasi misura che preveda sconti sulle soglie di accesso alle pensioni, a cominciare da quello che dovrebbe riguardare i soggetti alle prese con i lavori di cura della famiglia. Per le donne il Governo ha in serbo sconti sui requisiti di accesso alle pensioni, in relazione ai figli avuti. In pratica, in base a quella che sembra più di una semplice idea, alle donne che hanno tralasciato il lavoro per la propria famiglia e per dare alla luce i figli, verrebbe offerto uno sconto di 2 anni anche per l’Ape sociale. Nel dettaglio, uno sconto di 6 mesi per ogni figlio avuto, che produrrebbe i 2 anni di abbuono solo per chi ha avuto 4 o più figli.

Uno sconto che potrebbe partire nel 2018, proprio in concomitanza con l’equiparazione della pensione di vecchiaia tra uomini e donne, che dal prossimo anno sarà per tutti a 66 anni e 7 mesi. Tutti d’accordo anche sul ritorno alla perequazione delle pensioni fino a 2.000 euro al mese come lo era ai tempi dell’ultimo Governo Prodi.

I dubbi però riguardano la pensione di garanzia che secondo le ultime news, avrà un meccanismo legato alla pensione sociale che non consentirà a tutti i giovani di oggi, di salvaguardare gli assegni futuri, anche se la pensione minima a 650 euro al mese circa, sembra una cosa ottima.

Damiano soddisfatto ma con riserva

Il tempo stringe, perché settembre è arrivato e con esso arriverà la nota di aggiornamento del DEF e successivamente la futura Legge di Bilancio.

Proprio la manovra di autunno sarà il contenitore della riforma delle pensioni. Riforma del sistema previdenziale in arrivo dunque? A dire il vero, parlare di riforma sembra un eufemismo visto che anche questi interventi che si delineano per la prossima Legge di Bilancio sembrano misure tampone che non cancelleranno quella che davvero fu una riforma, la Legge Fornero. Anche Damiano, come le parti sociali, sembra soddisfatto delle proposte del Governo su donne, giovani e minime, anche se ci sarebbe da ritoccare i sistemi di queste misure su cui si lavora. Il Presidente della Commissione Lavoro della Camera però, spinge sempre per quello che ormai è un suo cavallo di battaglia, quota 100. Come per tutto il DDL 857 di Damiano, cioè la sua proposta di riforma previdenziale, la proposta di quota 100 è depositata dal 2015.

Probabilmente mercoledì 13 poterebbe tornare come argomento di discussione al summit, visto che da giorni ormai si continua a trattare di questa misura. Inserire quota 100 nel sistema sarebbe davvero paragonabile ad una vera riforma previdenziale, perché doterebbe davvero il sistema pensionistico di quella flessibilità auspicata da tutti. Andare in pensione a partire dai 62 anni di età con 38 anni di contributi potrebbe essere davvero una panacea. Una pensione erogata quando la somma di età anagrafica e contributi versati chiuda la soglia 100. Una misura che servirebbe per anticipare la pensione di vecchiaia per molti ma non quella di anzianità (la pensione anticipata come è stata ribattezzata dalla Fornero).

Sempre che non si viri su un’altra quota 100, quella spinta dalla Lega di Salvini, che anticiperebbe l’uscita minima a 58 anni per chi ha già 42 anni di contributi. Un sistema quello del Carroccio che consentirebbe per esempio, di lasciare il lavoro a 60 anni con 40 di contributi o a 61 con 39 anni. Il tutto con il principio della flessibilità davvero evidente.