Così come avvenuto per la fase 1, sindacati ancora uniti sulla fase 2 della riforma Pensioni. Le organizzazioni sindacali più rappresentative (Cgil, Cisl e Uil), come già annunciato nel corso dell'ultima riunione con il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti e in attesa del prossimo incontro previsto dopo il via libera alla nota di aggiornamento del Def, hanno presentato ieri all'esecutivo guidato dal premier Paolo Gentiloni il documento unitario con le proposte in materia previdenziale.

Pensioni, i sindacati incalzano il Governo Gentiloni

La prima proposta riguarda lo stop all'aumento dell'età pensionabile in base alle speranze di vita rilevate dall'Istat, tema che nelle ultime settimane più di ogni altro ha infervorato il dibattito politico e sindacale sulla fase due della riforma pensioni. Le parti sociali chiedono appunto di bloccare l'adeguamento delle pensioni proponendo di avviare "un tavolo di studio - si legge nella piattaforma unitaria presentata al Governo Gentiloni - per individuare un nuovo criterio che rispetti - viene sottolineato - diversità e peculiarità di tutti i lavori". Tra le proposte dei sindacati messe nero su bianco nella piattaforma unitaria presentata al governo, anche quella che, per favorire l'accesso delle donne alla pensione anticipata, prevede il riconoscimento di un anticipo rispetto ai requisiti previsti attualmente dalla legge Fornero per la pensione di anzianità per le donne con figli.

Una sorta di sconto da riconoscere alle lavoratrici nella misura di un anno per ogni figlio avuto o adottato, sino a un massimo di tre anni di anticipo.

Presentato ieri documento unitario sulla fase 2

Cgil, Cisl e Uil - rispettivamente rappresentati da Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo - propongono inoltre all'esecutivo guidato dal premier Paolo Gentiloni l'introduzione di un bonus contributivo da riconoscere alle persone impegnate in lavori di cura familiare.

Mentre a proposito dell'Anticipo pensionistico sociale, le parti sociali propongono, in caso di lavori gravosi, la riduzione dei requisiti contributivi. Secondo i sindacati bisognerebbe passare dai 36 anni attualmente richiesti a 30. Per quanto riguarda i giovani, secondo le parti sociali, la soglia per accedere al trattamento previdenziale, dovrebbe essere equivalente agli assegni sociali, dunque diminuire di 1,5 volte l'importo così come attualmente ipotizzato.

Resta aperta dunque la partita sulla riforma pensioni, al momento sembra difficile che il tavolo di confronto possa concludersi con la sottoscrizione di un accordo d'intesa generale. Ma non è detta l'ultima parola, sindacati e governo ne riparleranno in ogni caso durante il prossimo incontro in programma dopo l'ok alla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza come già annunciato dal ministro Poletti.