In un momento di grave crisi economica e finanziaria, con livelli molto alti di disoccupazione, incertezza per un futuro assegno previdenziale, con possibili e concrete prospettive di aumento dell'età pensionabile in aggiunta a tassi di natalità ancora bassi, il futuro panorama sociale non sembra voler migliorare. I futuri mutanti dell'attuale circuito previdenziale, non risultano a favore di quei milioni di lavoratori in attesa del tanto desiderato assegno pensionistico. Vediamo insieme quali le variazioni dell'anno 2019.

Pensioni, cosa cambia a partire dall'anno 2019?

L'anno 2019 non si presenta quale annata positiva per tutti i lavoratori e pensionati italiani. In questo articolo, analizzeremo i cambiamenti relativamente ai principali temi previdenziali. Da sottolineare la possibilità di eventuali diminuzioni degli assegni previdenziali, con risultati finali minori e ridotti rispetto ai precedenti anni. L'uscita dal lavoro sarà prevista a 67 anni, con possibile innalzamento dell'età pensionabile, e con un'assegnazione minore. Le statistiche Istat, risultano alquanto chiare, nell'anno 2016, la speranza di vita è aumentata non essendo prevedibile un eventuale arresto degli adeguamenti. Inoltre, tutti gli eventuali rendimenti, destinatari di possibili adeguamenti, innalzeranno i loro criteri di accesso a cinque mesi.

Ad esempio, l'anticipo pensionistico potrebbe sostanziarsi con 43 anni e 3 mesi di contributi regolarmente versati per lavoratori e 42 anni e 3 mesi per donne lavoratrici. Tecnicamente, sarà prevista una diminuzione dei coefficienti di trasformazione. Quest'ultimi si concentrano in criteri variabili in base all'età del soggetto lavoratore, aumentando in base al requisito anagrafico del lavoratore.

Che cos'è il coefficiente di trasformazione?

Opportuno sottolineare cosa s'intenda per coefficiente di trasformazione. Nell'ambito del sistema pensionistico italiano, il coefficiente di trasformazione, definito anche come coefficiente di trasformazione in rendita, si concretizza quale valore percentuale capace di trasformare in pensione i contributi versati dal lavoratore.

Quindi, più tardi il lavoratore uscirà dal lavoro, più alta sarà la pensione percepita. Se ad esempio, un lavoratore raggiungesse la pensione a 62 anni, riceverebbe un determinato importo annuo, se invece il lavoratore uscisse a 70 anni, l'assegno previdenziale, naturalmente aumenterebbe. Se in base agli adeguamenti alla speranza di vita media, i criteri pensionistici aumentano, di conseguenza i coefficienti di trasformazione o (c. t.), si abbassano, con conseguente diminuzione di tutte le relative prestazioni. Tale valore, riguarda solo ed esclusivamente il sistema contributivo, senza incidere sul complesso retributivo.

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