E'ancora una volta il giornale storico dei lavoratori delle ferrovie a dare la notizia in un suo comunicato: è morto per arresto cardiaco un macchinista del Lazio, di 59 anni, che alcuni mesi fa aveva scoperto di essere malato di tumore.
Il tragico elenco
Il fatto, di per sè già molto triste, diventa drammatico se si considera che non si tratta di un episodio isolato, bensì dell'ennesimo di una lunga lista, che la redazione di “Ancora In Marcia” ha incominciato a compilare nel momento in cui si è accorta che la situazione stava assumendo proporzioni decisamente allarmanti.
I casi segnalati, pubblicati man mano sulle pagine del giornale dei macchinisti, sono stati infatti 51, a partire dall'anno 2015. Si tratta di lavoratori ancora in servizio oppure ritiratisi da poco tempo, quasi tutti deceduti a causa di infarti o di tumori, quasi tutti di età compresa tra i 53 ed i 63 anni.
Pensione, condizioni di lavoro
“Ancora In Marcia” non si ferma però al dato statistico, ma prosegue analizzando le cause del fenomeno in oggetto, rammentando innanzitutto che, dopo le ultime riforme riforme pensionistiche che hanno abolito i cosiddetti “Fondi Speciali”, i macchinisti ferroviari e con essi i capitreno ed i manovratori, si sono visti spostare l'età per potersi ritirare da 58 a 67 anni, mentre appunto si stanno ammalando tantissimi lavoratori cinquantenni e sessantenni.
Nel comunicato si fa anche riferimento all'orario di lavoro previsto dal contratto, che ha raggiunto limiti di carico divenuti insostenibili per i dipendenti, e le conseguenze dovrebbero ormai essere evidenti.
Le responsabilità
Di chi è la colpa di questa situazione? Chi potrebbe intervenire, ma non lo sta facendo? Secondo “Ancora In Marcia”, gravi responsabilità ne ha la classe politica e soprattutto il Governo, che più di una volta ha respinto i tentativi di ripristino delle previgenti condizioni pensionistiche, non concedendo nemmeno le “armonizzazioni” che sono state applicate invece ai lavoratori appartenenti ad altri fondi speciali soppressi.
Sono inoltre chiamati in causa anche i sindacati che hanno sottoscritto le norme contrattuali attualmente in vigore, che determinano l'orario di lavoro con il quale sono utilizzati i macchinisti.
Soluzioni non più rimandabili
Il problema intanto permane e la scia di macchinisti prematuramente scomparsi si sta allungando. Questo non è giusto ovviamente per i diretti interessati, perché è inaccettabile che, in Italia nel 2017, si muoia ancora di lavoro.
E' anche incomprensibile però che non si prendano provvedimenti radicali per affrontare una situazione che, oltre che con le condizioni di lavoro e di salute, potrebbe avere anche dirette connessioni con la sicurezza dei treni.