maestra di italiano alle elementari licenziata perché commetteva frequenti errori ortografici. I genitori di 39 alunni di due prime elementari a Santa Maria di Sala nel Veneziano si sono lamentati per i numerosi errori ortografici dei loro bambini e, insospettiti, si sono accorti delle difficoltà ortografiche della maestra di italiano: scriveva "squola" e sbagliava le doppie.

La vicenda era emersa nel 2016, quando i genitori degli alunni si sono rifiutati di mandare i figli a Scuola e hanno scioperato per paura di sedimentare gli errori e le insicurezze dei bambini, impegnati con sforzi enormi ad imparare a memoria parole sbagliate e senza regole.

La preside, informata dell'inadeguatezza dell'insegnante ha provveduto al licenziamento per asserita incapacità didattica.

Il tribunale del lavoro conferma il licenziamento per la maestra che insegnava ai bambini a scrivere "squola"

La maestra aveva presentato ricorso al tribunale del lavoro chiedendo di essere destinata ad altre mansioni o trasferita in un altro istituto, ma il licenziamento è stato confermato. Si può discutere se la decisione del tribunale sia stata troppo severa, ma resta il fatto che una maestra di italiano, che dovrebbe insegnare le basi a dei bambini delle elementari, non si possa permettere di avere delle lacune nella materia. La decisione di non trasferirla ad un altro istituto appare lungimirante, impedendo che altri bambini siano sottoposti alla stessa incompetenza.

Il tribunale del lavoro ha dato ragione ai genitori dei bambini, che li vedevano disorientati e in evidente difficoltà con la scrittura, perché venivano loro insegnate delle parole scritte in modo errato, senza metodo e senza regole. I bambini dovevano compiere enormi sforzi per imparare a memoria quanto trasmesso dalla maestra perché non potevano utilizzare un metodo per apprendere, il tutto con scarsissimi risultati e numerosi errori ortografici.

Dopo la sentenza, questi bambini potranno, si spera, giovare di una insegnante competente, ma avranno bisogno di maggiore attenzione per rimuovere le insicurezze e per apprendere un buon metodo di studio.

La sentenza ha messo al primo posto il diritto dei bambini ad imparare, mettendo in secondo piano il diritto della maestra a conservare un posto di lavoro.

Per quanto al giorno d'oggi la sensibilità alla perdita del lavoro sia molto elevata, non si può non essere d'accordo sul fatto che l'insegnamento non è un lavoro come gli altri, si lavora con i bambini e si richiede, oltre alla competenza, una particolare sensibilità e la capacità di aiutarli a crescere e a superare le difficoltà che incontrano. Non esiste mestiere più difficile e delicato.