Il lavoro domestico è regolamentato alla stregua di tutte le altre tipologie di lavoro. Da qualche anno infatti tale branca del lavoro è regolata da un proprio contratto collettivo che per esempio, fissa i limiti retributivi per quanto concerne colf, baby sitter e badanti. Nel CCNL ci sono tutte le norme che regolano il rapporto di lavoro tra dipendente e datore di lavoro. Quest’ultimo però rispetto alla stragrande maggioranza dei datori di lavoro degli altri settori lavorativi, non funge da sostituto di imposta, cioè non effettua conguagli fiscali e non è tenuto a tutta una serie di adempimenti che sono a carico dei datori di lavoro in linea generale.

Questo non vuol dire che i datori di lavoro domestici, siano essi gli stessi soggetti bisognosi di assistenza o la famiglia del soggetto da assistere, siano esenti da obblighi e adempimenti. Uno di questi scadrà il prossimo 31 marzo e riguarda una specie di CUD o Certificazione Unica come si chiama adesso.

Cos’è la CU

La CU è il documento che attesta i guadagni di ogni lavoratore nell’anno solare di lavoro, cioè dal 1° gennaio al 31 dicembre dell'anno passato. Nel documento ci sono tutti i dati relativi agli stipendi percepiti, alle trattenute effettuate, ai carichi di famiglia e così via. In tutti i settori lavorativi all’inizio di ogni anno, i datori di lavoro consegnano al dipendente questa certificazione relativa all’anno precedente e pertanto nel 2018 viene consegnata la CU relativa al 2017.

Con questo documento i lavoratori possono presentare la loro personale dichiarazione dei redditi per pagare le tasse o per ottenere i rimborsi relativi alle spese da scaricare come quelle sanitarie, i mutui o addirittura per percepire il bonus da 80 euro nei casi in cui il datore di lavoro non lo eroga. Altro utilizzo tipico della certificazione unica è la richiesta di prestito ad una banca piuttosto che ad una finanziaria, anche per semplici acquisti come per esempio un telefonino o un televisore.

Senza la CU che dimostra quanto un soggetto guadagna davvero, difficilmente si potrà accedere a prestiti o simili.

La CU ed il lavoro domestico

Nel lavoro domestico come dicevamo, sono minori gli obblighi da parte del datore di lavoro ma la CU, o meglio, un documento simile alla CU deve comunque essere consegnato al lavoratore.

L’Assindatcolf, associazione di datori di lavori domestici molto importante, con un comunicato stampa del 15 marzo ha ricordato a tutti i datori di lavoro che entro il prossimo 31 marzo dovrà essere rilasciato ai loro dipendenti il documento che attesti il totale delle somme erogate come stipendio nel corso dell’anno 2017. Un documento che oltre all’utilizzo classico di cui parlavamo prima in riferimento a tutto l’universo dei lavoratori, servirà anche per gli extracomunitari che dovranno rinnovare eventualmente il permesso di soggiorno. Nel documento come ribadito dal comunicato dovranno essere riportati i dati anagrafici del dipendente e del datore di lavoro, l’anno a cui il documento si riferisce, il totale delle somme erogate al lavoratore, la quota di TFR, la tredicesima, gli importi di vitto e alloggio e le trattenute che il datore di lavoro ha effettuato sugli stipendi alle voci Inps o Cassacolf.

In base a questa certificazione il datore di lavoro potrà anche detrarre parte dei costi della badante o della colf dai propri redditi come da normativa vigente e aggiornata al 2018. Infatti Assindatcolf spiega che per i costi sostenuti per la badante per esempio, i datori di lavoro con redditi propri inferiori ai 40mila euro annui potranno scaricare i contributi Inps versati fino a 1.549,37 euro ed una parte degli stipendi erogati fino a 2.100 euro (399 euro, il 19% di 2.100 euro).