Un vero terremoto politico questo l’esito delle elezioni di ieri 4 marzo. Vincono il Movimento 5 Stelle (partito con più voti) e il Centrodestra (coalizione più votata) nel quale spicca il risultato di Salvini e della sua Lega. Adesso si passa alle ipotesi di Governo perché ne il Centrodestra ne il Movimento 5 Stelle hanno i numeri per governare da soli. In attesa degli scenari che usciranno non appena si sapranno perfettamente i numeri dei seggi, di quelli che mancano al Centrodestra per avere la maggioranza alla Camera ed al Senato, oppure di cosa intenderà fare il Presidente Mattarella del grande suffragio ottenuto dai “Grillini”, si possono ipotizzare novità importanti per la Previdenza Italiana, uno degli argomenti più trattati in campagna elettorale e più presente nei programmi dei partiti.
L’esito del voto, con le vittorie di questi due schieramenti potrebbe rivelarsi molto importante perché a più riprese, anche se a fasi alterne e non sempre con convinzione, i vincitori hanno manifestato l’intenzione di mettere mano alla previdenza e alla Legge Fornero.
La pensione anticipata e la quota 100, le differenze
Il sistema previdenziale oggi prevede la pensione anticipata, cioè quella che prima dell’avvento della riforma Fornero si chiamava pensione di anzianità, si centra con 42 anni e 10 mesi di contribuiti se uomini e 41 anni e 10mesi per le donne. Già previsto e già ufficiale lo scatto a 43 anni e 3 mesi dal 2019 per i lavoratori maschi con un aumento di un anno esatto che graverà anche sulle donne che passeranno alla pensione anticipata con 42 anni e 3 mesi.
La quota 100 sarebbe una scorciatoia molto importante per detonare il pesante requisito contributivo di questa pensione anticipata. Le possibilità che questa soluzione torni in agenda del prossimo Esecutivo è molto elevata visto che per esempio, la quota 100 è sempre stato un cavallo di battaglia di Salvini e della Lega. Si andrebbe in pensione con 60 anni di età e “solo” 40 di contributi o con 59 e 41 e così via.
In pratica la somma algebrica di contributi ed età consentirebbe ai lavoratori di accedere alla quiescenza anticipata senza i pesanti vincoli contributivi della normativa vigente che tra l’altro prevede le Pensioni di anzianità a 67 anni per tutti dal 2019.
Quota 41 e come funzionano le quote
A dire il vero alcune misure sono ancora in vigore con il meccanismo delle quote.
Basti pensare allo scivolo per usuranti ed alla loro pensione a 61 anni e 7 mesi senza finestre mobili, che risulta la novità 2018 di questa particolare misura. Anche il salvacondotto o deroga Fornero come viene comunemente chiamata è una prestazione che utilizza il meccanismo quota. Per quanti hanno racimolato la quota 96 al 31 dicembre 2012 la riforma del Governo Monti lasciò in vigore una pensione anticipata con 64 anni di età. Sia la pensione per usuranti che il salvacondotto sono misure destinate a pochi fortunati lavoratori. Questo perché la pensione per lavoro usurante ha categorie di lavoratori molto particolari e a volte molto rare come i minatori, i palombari o gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico.
Per il salvacondotto per evidenti limiti temporali, nel 2018 saranno solo i nati nel 1952 a poter sfruttare la pensione a 64 anni in regime di deroga Fornero. Chi ha chiuso quota 96 nel 2012, cioè 60 o 61 anni di età e 35 o 36 di contributi, già nel 2018 si troverà ad una età anagrafica tale da rientrare nella normale pensione di vecchiaia a prescindere da scivoli e deroghe. Il meccanismo quota è particolare e consente di utilizzare anche le frazioni di anno. In questa ottica, se un soggetto avesse 39 anni e 10 mesi di lavoro per raggiungere quota 100 dovrebbe arrivare a 60 anni e 2 mesi di età, una vera e propria flessibilità pensionistica che poi è uno dei temi più dibattuti in materia previdenziale.
L’esito del voto poi riporta in auge anche quota 41, la possibilità di accedere alla pensione al raggiungimento di questa soglia di anzianità contributiva. Anche Di Maio e soci avevano aperto a questa possibilità e quindi aumenterebbero le possibilità di riuscita di questo intervento. Naturalmente non si tratta della quota 41 oggi in vigore e destinata solo a soggetti in stato di disagio lavorativo, di salute, di famiglia o reddituale. La quota 41 per tutti come da tempo comitati, gruppi e associazioni di lavoratori chiedono al Governo.