Nella circolare che l’Inps ha pubblicato il 4 aprile ci sono notizie poco buone per i dipendenti del Comparto Difesa e Sicurezza. La circolare tratta di adeguamento dei requisiti di accesso alle pensioni all’aumento della vita media degli italiani. Si tratta della ormai celebre aspettativa di vita che da tempo incide negativamente sull’età pensionabile e sui requisiti necessari per accedere alle Pensioni. Nelle indicazioni fornite dall’Istituto con il documento che è stato pubblicato sul portale ufficiale dell’Inps, viene confermato un inasprimento di 5 mesi dal 2019 anche per i lavoratori prossimi alla pensione ed in servizio tra i Carabinieri, i vigili del fuoco, la Polizia e così via.
Pensioni 2019
Aumenta la vita media degli italiani come conferma l’Istat con i suoi dati statistici e si allontana la pensione per molti di essi, compresi i dipendenti del Pubblico Impiego e del Comparto Difesa e Sicurezza. Dal 2019 sarà necessario restare al lavoro 5 mesi in più rispetto alle soglie di accesso alle quiescenze sino a fine 2018. Nonostante questi lavoratori mantengano requisiti previdenziali diversi da quelli di tutti gli altri che versano contributi all’AGO o alle sue gestioni sostitutive ed esclusive, l’aspettativa di vita finisce per incidere anche sulle soglie previdenziali loro destinate. L’inasprimento di 5 mesi previsto per il prossimo biennio (2019-2020) varrà sia per l'età anagrafica richiesta per la pensione di vecchiaia che per i contributi che servono per centrare la pensione distaccata dall’età, quella anticipata.
Come si va in pensione nel comparto
La pensione di vecchiaia dal 1° gennaio 2019 raggiunge il limite anagrafico massimo previsto per la permanenza in servizio. In base al grado ed alla qualifica ricoperta dal singolo lavoratore l’età massima fino alla quale si può rimanere in servizio varia tra i 60 ed i 65 anni. Di fronte all’istituto della permanenza in sevizio i contributi minimi necessari sono pari a 20 anni mentre per la pensione di anzianità la soglia è di 35 anni.
Sempre per il prossimo biennio, si potrà accedere al trattamento anticipato quando si centreranno 41 anni di contributi senza tenere conto dell'età anagrafica. In alternativa ai 41 anni di servizio si può anticipare la pensione con almeno 35 anni di versamenti e con una età pari ad almeno 58 anni. Nel contempo la circolare Inps spiega che si può andare in pensione anche una volta raggiunta la massima anzianità contributiva corrispondente all’aliquota dell’80%.
Questo però se tale requisito sia stato completato prima del 2012. In definitiva, le pensioni di anzianità che fino al prossimo 31 dicembre si centrano con 57 anni e 7 mesi di età salgono a 58 anni con i 35 di contributi, oppure, senza limiti anagrafici, con 40 anni e 7 mesi di lavoro fino al 2018 e con 41 anni dal 2019. Per le pensioni di vecchiaia con i 35 anni di servizio nulla cambia perché restano fissate a 65 anni per i Dirigenti Generali, 63 anni per i Dirigenti Superiori e 60 anni per le qualifiche inferiori. Si passa a 66, 64 e 61 anni per coloro i quali non riescono a raggiungere il requisito minimo dei 35 anni di servizio. Per tutte le forme di pensione di questo comparto va ricordato che si applica il sistema delle finestre mobili che posticipano la decorrenza delle prestazioni di 12 mesi o di 15 per la pensione con 41 anni di servizio.