Negli ultimi mesi, grazie a campagne di sensibilizzazione ed iniziative dei patronati, molti pensionati hanno scoperto che la pensione loro erogata da parte dell'Inps era inferiore a quella che effettivamente spettava. Il motivo è da attribuire nella stragrande maggioranza dei casi ai famosi diritti inespressi, cioè parte di assegno pensionistico legato a prestazioni che l'Inps non eroga automaticamente. Sta al pensionato adoperarsi per farsi accreditare le prestazioni aggiuntive sulla pensione che altrimenti restano nella casse dell'Inps. Il fatto che per risparmiare, dal 2011 l’Istituto non spedisca più a casa del pensionato il modello Obis/M, cioè la busta paga del pensionato con il riepilogo di tutte le voci componenti l’assegno pensionistico, ha prodotto un problema su vasta scala.

Secondo i dati della Cgil sarebbe una pensione ogni 4 erogata dall'istituto di previdenza a presentare una problematica di questo tipo. Ma la situazione si può risolvere e qualcuno lo ha già fatto, come riporta un servizio andato in onda su La7, durante la trasmissione “l’Aria che Tira”. Ecco di cosa si tratta e cosa viene fuori da questo interessante servizio in materia Pensioni e diritti inespressi.

Cosa sono i diritti inespressi

Un argomento questo che ha portato il partito dei pensionati a manifestare dinnanzi la sede Inps di Milano proprio per chiedere all'Inps di aiutare in qualche modo i pensionati a rientrare in possesso di questi diritti in maniera meno difficile. Diritti che spettano e sui quali molte volte i pensionati non ne sono al corrente.

In materia si fa una gran confusione, ma per fugare le perplessità, va detto che i diritti si chiamano inespressi perché trattasi di tutte quelle prestazioni assistenziali e previdenziali erogabili al pensionato solo a seguito di espressa richiesta, cioè dopo presentazione di una specifica domanda. Tra i più comuni ci sono:

  • Assegni nucleo familiare
  • Assegni familiari
  • Trattamento minimo
  • maggiorazioni sociali
  • la quattordicesima

Il servizio

Nel servizio televisivo un sindacalista della Spi, Mario Barbot spiega che le pensioni che sono state controllate a loro tesserati, hanno portato a recuperare qualcosa come 8 milioni di euro.

Su molte pensioni di importo inferiore a 750 euro al mese per esempio, le prestazioni aggiuntive prima citate possono valere qualche centinaio di euro. Pensionati intervistati hanno confermato l’analisi e pensioni da poco più di 600 euro al mese sono passate a sfiorare gli 800. Inoltre, per quanto concerne questi diritti ai pensionati spetterebbero gli arretrati fino a 5 anni indietro, cioè prima che si rientri nel meccanismo della prescrizione che ne fa decadere il diritto stesso.

Gli stessi pensionati intervistati hanno dichiarato di aver recuperato fino ad 11mila euro di arretrati.

Tutte le problematiche degli assegni previdenziali

Va ricordato che nel tempo, gli interventi normativi in campo previdenziale hanno apportato numerosi cambiamenti anche in relazione al calcolo delle pensioni. Leggi e norme in vigore quando un pensionato ha percepito la prima pensione, magari adesso non sono più vigenti oppure sono cambiate. Contributi che magari non erano utili al calcolo della pensione in passato magari oggi lo sono diventati e andrebbero ad incrementare la prestazione previdenziale erogata dall'Inps. Oppure periodi di contribuzione versati dopo la pensione, o ancora contributi soggetti a ricongiunzione onerosa mai utilizzati proprio perché andavano riscattati a pagamento.

L’operazione da fare è quella della domanda all'Inps, o tramite il modello RED che annualmente serve per comunicare la situazione reddituale e patrimoniale del pensionato o tramite la domanda di ricostituzione di pensione.