Tra progetti e proposte di riforma previdenziale che provengono dai palazzi della politica e numerose circolari dell’Inps uscite ad aprile, la materia pensionistica genera non poche discussioni. La Legge Fornero è ancora viva e vegeta, in attesa che il nuovo Esecutivo, se davvero dovesse nascere, metta mano alla previdenza cancellando o correggendo le regole oggi vigenti e che provengono dal Governo Monti. Nel 2019 come recita la circolare 62 del 4 aprile pubblicata dall’Inps, i previsti inasprimenti di 5 mesi su età pensionabile e contribuzione necessaria per varie forme di pensione saranno effettivi.
Nel frattempo entrano a regime le nuove misure predisposte dagli ultimi Governi, come l’Ape volontaria, il famoso prestito pensionistico travestito da pensione anticipata.
Rivalutato il lavoro notturno
Sempre l’Inps e sempre con circolari esplicative, invia chiarimenti sulle Pensioni per lavoratori su turni notturni per i quali esiste una rivalutazione delle giornate effettivamente lavorate di notte. Ogni singola giornata di lavoro svolta nelle ore tra le 24 e le 5 del mattino può essere considerata ai fini dei requisiti contributivi per 1,5 volte. questo quanto asserisce l'Inps nella circolare 59/2018. Una importante precisazione riguarda anche le pensioni di vecchiaia per chi ha carriere corte, a partire dai 5 anni di contributi.
L'Inps specifica come dal 2019 l'età pensionabile per costoro salirà a 71 anni, cioè per centrare la pensione di vecchiaia con solo 5 anni di contribuzione servirà arrivare a quella età anagrafica.
La anticipata contributiva
I 20 anni di contributi però continuano ad essere la soglia minima per la maggioranza delle misure Inps, dalla pensione di vecchiaia ordinaria all'Ape volontaria, per la quale tra l'altro occorre ricordare che entro il 20 aprile potrà essere integrato, dai lavoratori in attività gravose, il modello Ap116 per ottenere gli arretrati per quanti hanno chiuso i requisiti dal 1° maggio 2017.
Per lavoratori che hanno iniziato a lavorare e quindi a versare contributi a partire dal 1996 si può andare ancora oggi in pensione a 64 anni di età. Questo sempre a condizione che i contributi versati siano almeno 20. I requisiti generali per accedere a quella che comunemente viene conosciuta come pensione anticipata contributiva sono di due specie, una strettamente legata al lavoro del soggetto richiedente e l’altra legata all’entità dell’assegno pensionistico che si andrà a percepire.
Bisogna non avere contributi versati antecedentemente l’anno 1996 o in alternativa scegliere il calcolo contributivo per coloro che hanno l’iscrizione alla Gestione Separata e sceglieranno il computo dei contributi. Per questi ultimi che sceglieranno di trasferire alla Gestione Separata tutti i contributi a loro nome versati in altre casse, bisogna aver versato 18 anni di contributi prima del 1996 e 5 dopo. Si avrà diritto a questa pensione anticipata se l’assegno pensionistico calcolato con il sistema contributivo non sia inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale Inps che per il 2018 è fissato in circa 453 euro.
La pensione in deroga con il salvacondotto
La Fornero per detonare parzialmente i gravi inasprimenti che apportò ai requisiti di accesso alle pensioni nel 2012, lasciò in vigore una speciale misura.
Si tratta del cosiddetto salvacondotto o deroga Fornero. Per questa misura i 20 anni di contributi sono sufficienti solo per le donne, perché per i lavoratori maschi ne servono 35. Anche in questo caso la pensione si centra a 64 anni di età, soglia che naturalmente va adeguata come al solito all’aspettativa di vita. Per chi ha determinati requisiti maturati prima 1° gennaio 2013, si può ancora sfruttare la deroga. Le lavoratrici che al 31 dicembre 2012 avevano chiuso i 20 anni di contribuzione previdenziale e contestualmente i 60 o 61 di età, possono andare in pensione con 64 anni e 7 mesi.
Come dicevamo gli uomini invece, sempre al 31 dicembre 2012 oltre ai 60 o 61 anni di età, devono aver completato i 35 o 36 anni di lavoro.
Una opzione questa appannaggio di quanti hanno compiuto i 64 anni e 7 mesi dopo il 31 dicembre 2015. Va ricordato inoltre che esiste un’altra misura di anticipo della pensione di vecchiaia con 20 anni di contributi ed è quella in regime di totalizzazione. Per soggetti che hanno versamenti in diverse casse previdenziali si può chiedere di raggrupparle all’Inps in maniera gratuita scegliendo di farsi calcolare la pensione con il contributi ed a partire dai 65 anni e 7 mesi di età. Per lavoratori che hanno un grado di invalidità certificata di almeno l’80% si può andare in pensione a 60 anni se uomini e 55 se donne, sempre con i canonici 20 anni di versamenti minimi. Anche in questo caso bisogna aggiungere i mesi relativi all’aspettativa di vita.