Sono 20 anni i contributi minimi che la normativa italiana chiede ad un lavoratore per accedere alla pensione di vecchiaia. Il requisito contributivo minimo infatti non verrà intaccato dagli inasprimenti per l'aspettativa di vita del 2019, che vanno ad incidere nella maggior parte dei casi sull'età pensionabile e non sui contributi versati. Fa eccezione lo scatto di 5 mesi che si applicherà alle Pensioni anticipate, anche quella per i precoci. Su questo la circolare n°62 dell'Inps, emanata lo scorso 4 aprile è stata abbastanza chiara. Per soggetti privi dell'anzianità contributiva minima che chiede l'Inps però, le notizie non sono buone, anche se restano in piedi alcune vie per l’accesso alla pensione nonostante non si centri questo requisito.

Pensione sociale e poi attesa fino a 71 anni

In linea generale la pensione che si può richiedere se non si hanno i contributi necessari per quella di vecchiaia è l’assegno sociale. Questa misura non è collegata all'anzianità di lavoro ed ai versamenti previdenziali ma viene erogata al raggiungimento di una specifica età anagrafica. Come per la pensione di vecchiaia questo limite anagrafico salirà nel 2019 di 5 mesi. A dire il vero anche nel 2018 l’età minima richiesta per l’assegno sociale è salita adeguandosi alla pensione di vecchiaia, cioè a 66 anni e 7 mesi di età indistintamente tra maschi e femmine. Nel 2019 per tutte e due le misure bisognerà attendere i 67 anni, sempre per via della vita media degli italiani.

Soggetti che nella loro vita sono riusciti a racimolare solo pochi anni di contributi, dovranno per forza di cose sfruttare prima l’assegno sociale, che però è una misura soggetta a limiti reddituali che ne condizionano gli importi ed a volte anche la fruizione. Esiste però una prestazione previdenziale destinata a soggetti con soli 5 anni di contributi versati.

Proprio su questa misura, prevista dall’articolo 24 della Legge 214/2011, l’Inps nella sua circolare conferma che anche qui ci sarà da fare i conti con l’aspettativa di vita. Il requisito anagrafico previsto per questa misura e che consente l’accesso alla pensione di vecchiaia con un’anzianità contributiva di soli cinque anni, salirà dal 2019 a 71 anni.

I quindicenni

Tutti coloro che hanno almeno 5 anni di versamenti ma meno di 20 anni, e che allo stesso tempo hanno il primo accredito dopo 1996 per centrare la quiescenza di vecchiaia dovranno attendere i 71 anni di età. Resta vigente però la Deroga Amato che a determinate e particolari condizioni consente di pensionarsi con 15 anni di contributi versati. Secondo tale misura, quella che molti conoscono come pensione per i quindicenni, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi di età, ma con 15 anni di contributi anziché 20. Bisogna raggiungere le 780 settimane di lavoro ma esse devono essere state effettuate e coperte da contribuzione prima del 1993. La stessa occasione è offerta a coloro che sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria, anche se non è stata completata, sempre prima del 1993.