Il segretario generale della Confsal-Unsa Massimo Battaglia ancora alle prese con la revisione del coefficiente di rivalutazione dei trattamenti pensionistici che a partire dal 2019 potrebbe penalizzare molti lavoratori che si accingono a richiedere il pensionamento.

Dal 2019 assegni decurtati dell'1,5%

Secondo il sindacalista, infatti, tutti coloro che richiederanno la quiescenza nel 2019 potrebbero incorrere in una decurtazione dell'assegno previdenziale pari all'1,5% dovuta al fatto che con l'attuale normativa sono stati rivisti i coefficienti applicati al montante contributivo, ovvero, alla contribuzione accumulata durante la propria carriera lavorativa.

"Uno scandalo che rischia di passare sotto traccia", ha spiegato ancora Battaglia sottolineando che dal prossimo anno si creeranno delle disparità sui trattamenti pensionistici. Per questo motivo la Confsal-Unsa avrebbe avviato una raccolta firme al fine di sostenere la proposta sulla neutralizzazione dei tagli che giungerà al più presto sui tavoli di Palazzo Chigi e nelle mani del neo Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio.

Sempre secondo quanto riportato da "Today", infatti, un lavoratore che deciderà di lasciare il lavoro nel 2019 andrà incontro ad una penalizzazione pari all'1%, mentre un lavoratore che lascerà il lavoro un anno prima non avrà nessuna decurtazione sull'assegno previdenziale.

Cosa che creerebbe forti disparità sui trattamenti pensionistici e che spinge lo stesso Massimo Battaglia a chiedere un'accelerazione dei tempi per l'approvazione della Quota 100 e della Quota 41.

La Confsal-Unsa chiede la Quota 100

Con il meccanismo ipotizzato da Lega e Movimento 5 Stelle, infatti, si darà la possibilità ai lavoratori di lasciare in anticipo l'attività lavorativa dopo il raggiungimento di almeno 60 anni di età anagrafica accompagnati dal versamento di 40 anni di contributi senza penalizzazioni sugli assegni.

La Confsal-Unsa avrebbe espresso parere favorevole anche sulla Quota 41, una misura che invece sarebbe riservata ai lavoratori precoci i quali, avrebbero la possibilità di andare in quiescenza dopo il raggiungimento di 41 anni di contribuzione effettiva a prescindere dall'età anagrafica. Per questo motivo Massimo Battaglia continua ad incalzare l'esecutivo affinché le misure previdenziali diventino una priorità al fine di garantire una copertura previdenziale a molti lavoratori.